Data: 31/03/2005 - Anno: 11 - Numero: 1 - Pagina: 22 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Antonio Fiorenza (Altri articoli dell'autore)
(Riflessioni sul sevizio televisivo di Lino Polimeni)
Molto significativa la puntata di “Parliamoci Chiaro 2” di Lino Polimeni su Badolato, mandata in onda da Video Calabria il 10 febbraio 2005, che presenta più chiavi di lettura, vari spunti di riflessione e qualche interrogativo. Pur rimanendo negli stereotipi del filone della Questione Meridionale, nell’evidenziare, con immagini di per sé molto eloquenti, lo stato di desolazione e di abbandono in cui si trova il borgo antico, il giornalista Polimeni non presenta il badolatese piagnone, fatalista, rassegnato, ma il lavoratore intraprendente, tenace, caparbio, che senza perdersi d’animo, si rimbocca le maniche, emigra con la valigia di cartone, con in cuore la speranza di fare fortuna e ritornare “ricco e dovizioso” tra i suoi cari. Temi alquanto complessi quelli trattati: l’abbandono, il degrado e lo spopolamento del paese; il problema degli anziani, in particolare dei vecchi infermi, che sopportano la malattia con dignità e cristiana rassegnazione; la concezione della famiglia, la disoccupazione, il lavoro. Filo conduttore l’emigrazione, che fa da sfondo alle interviste, costituendo un terreno comune per quanti in essa siano riusciti a risolvere il problema della disoccupazione, trasferendosi all’estero, oltre Oceano e nei Paesi d’oltre Alpi. L’emigrazione, infatti, anche se ha dato un duro colpo al paese, specie dopo le alluvioni del 1951, ha contribuito non poco ad elevare il tenore di vita delle famiglie, assicurando una serena vecchiaia : “un milione di vecchie lire, cinquecento euro mensili di pensione, ci fanno stare tranquilli!”, precisa Rosarina, la moglie di uno che ha lavorato in Svizzera per ben diciassette anni. In risalto: l’attaccamento alla famiglia, la fedeltà coniugale, l’esaltazione del lavoro, la parsimonia, il senso del risparmio, ben riproposti nel servizio dal taglio tutto umano, che richiama l’attenzione sulla situazione di Badolato, al limite della sopravvivenza, nell’indifferenza di tutti. Tralasciando di proposito i capitoli della grande Storia, gli illustri personaggi, aristocratici palazzi, le monumentali chiese e quanto altro abbia contribuito, nel corso dei secoli, a rendere grande Badolato, Lino Polimeni ha fatto parlare la gente comune, quella del quotidiano, intervistando personaggi umili, semplici, come le lavoratrici agricole, orgogliose di dedicarsi all’agricoltura, alla raccolta delle olive, in quei pochi ettari di terra, nelle zone collinari, ancora coltivabili, del redditizio patrimonio dalle rinomate proprietà, di cui non resta che il ricordo Ne è venuto fuori un affresco, lo spaccato di una società contadina, ormai in via di estinzione, che emblematicamente rappresenta la Storia minore di Badolato, con particolare riguardo alla seconda metà del secolo scorso . L’intervista alla “nonna Maria”, appunto, nel suo spessore storico, esalta tutto il senso pregnante delle tradizioni, riproponendo certi Valori, nobili autentici valori che costituiscono le radici, la memoria storica della civiltà nostrana e contadina, radicata e ben salda nelle famiglie di Badolato . In essa è racchiusa tutta la saggezza, il buon senso dei Badolatesi, delle nostre care nonne, attaccate alla Religione, alla Famiglia, alla fedeltà coniugale, “vincolata dal sacramento del matrimonio, nella sua indissolubilità”, come puntualizzato dalla Signora Maria, donna di Chiesa, terziaria francescana, legata al Convento, che ribadisce tra l’altro il concetto di Rettitudine, di Onestà, l’importanza, la serietà, l’impegno nel Lavoro, il senso del Risparmio: “ci siamo sposati, unendoci nu palu e na scupa, con un capitale di tre lire per dote, due mie ed una di mio marito, e col lavoro onesto abbiamo mandato avanti la famiglia.” Improvvisato? Cicerone il postino, il biondo Franco, un Andreolese in servizio da più lustri a Badolato, profondo conoscitore delle famiglie, di quelle poche famiglie ancora residenti nel centro storico, una voce amica e rassicurante, che, nell’accompagnare il giornalista per le strette vie della parte destra dello spopolato paese, ha assolto come poteva al suo ruolo, in assenza di chi, con competenza, avrebbe avuto modo di dire molto e tanto sulle alterne vicende della Storia di Badolato, di cui, grazie ad un recente restauro conservativo, resta, ancora, autorevole testimonianza, la Torre Campanaria del Seicento, “la torre delle ore”. In merito e per una completa conoscenza, rimandiamo alle due pubblicazioni del Professore Gesualdo “Storia di Badolato dal Medioevo al Novecento” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale, 1989) e “Storia politica di Badolato dal 1799 al 1999” (Ed. Biblioteca Gesualdiana, Badolato, 2000), ai tanti provocatori articoli di Mimmo Lanciano, che ha aperto il caso Badolato, con “Badolato paese in vendita!”, alle puntuali ricerche del Professore Squillacioti, direttore della rivista La Radice, a “Il senso dei luoghi – Paesi abbandonati di Calabria” (Donzelli Editore, Roma, 2004), del Professore Vito Teti, segnatamente l’interessante capitolo IX, al volume “Viaggio nelle tradizioni popolari badolatesi” di Pietro Cossari (Ed. La Radice, Badolato, 2003). Per non parlare, sul piano operativo, dell’ambizioso Progetto di Restauro, in via di attuazione nel borgo, dei tanti convegni, mostre, manifestazioni religiose -Settimana Santa, Festa della Sanità e dell’Assunta- culturali e folcloristiche, che si svolgono ogni anno, nel mese di luglio ed agosto. Questa di Polimeni poteva essere un’opportunità, un’altra buona, purtroppo mancata, occasione per un rilancio del borgo antico, da far conoscere nella sua importanza e bellezza, nei suoi aspetti paesaggistici, folcloristici, enogastronomici, per rivalutare siti, luoghi, da ricuperare per la loro importanza storica ed artistica, se la trasmissione, seguita dall’intera Calabria e parte della Sicilia, fosse stata organizzata secondo lo schema e le finalità del programma . Chiavi di lettura: denuncia, esortazione, monito, rampogna, provocazione, larga base per amare riflessioni! Un interrogativo: l’assenza assoluta degli Amministratori, delle Associazioni Culturali, delle Confraternite, presenti sul territorio, che si giustifica, propendiamo, come scelta di metodo da parte del giornalista, per come dallo stesso precisato in un passaggio: rinunciando, infatti, a tavole imbandite, tarantelle, ad altri aspetti folcloristici, Polimeni ha voluto deliberatamente, riteniamo, mettere in risalto l’humanitas delle persone semplici, umili del nostro paese, per rendere il servizio, nel complesso ben riuscito, il più autentico possibile. Alle persone sensibili della nostra generazione il rammarico per non essere stata Badolato, nella circostanza, adeguatamente presentata, in tutta l’imponenza ed importanza del suo passato. |