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Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 16 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA PURGA

Letture: 1141               AUTORE: Nicolina Carnuccio (Altri articoli dell'autore)        

Il ricino è una pianta alta un paio di metri, con grandi foglie palmate e infiorescenze a grappolo rosso-giallastre. Ha un bell’aspetto, tanto che è coltivata pure per ornare giardini.
In marina cresceva spontanea sulle scarpate lungo la strada. Io la guardavo come si guarda un nemico perché sapevo che dai suoi semi veniva l’olio che mia madre e mio padre una volta al mese ci costringevano a bere: a quei tempi si pensava che le purghe facessero bene alla salute. L’olio di ricino ha odore e sapore nauseabondi e doverlo bere era ogni volta un supplizio. Ci purgavamo di domenica. Mia madre preparava il brodo di prima mattina. Noi ci alzavamo che l’odore già si spandeva per tutta la casa. In cucina trovavamo pronti sul tavolo i bicchieri con l’olio di ricino misto a due dita di latte. Il latte attenuava, ma di poco, il sapore cattivo. Esitavamo, e poi tremanti per il disgusto ci buttavamo in gola la purga; i più piccoli l’ingoiavano ogni volta piangendo. La purga ci provocava un’intensa diarrea. Ci reidratavamo bevendo tazzoni di brodo. Non sapevamo però che il brodo serviva a rimettere i liquidi persi e non lo sapeva nemmeno mia madre perché ricordo che ci diceva: bevete, altrimenti la purga non vi farà effetto. Pensava che il brodo serviva soltanto a “pulire” di più l’intestino.
Una volta uno dei miei fratelli osò ribellarsi alla purga: ruppe coi denti il bicchiere di vetro che mia madre (o mio padre) gli teneva con forza tra le labbra per costringerlo a bere. Non ricordo se dopo quella volta lo costrinsero più.


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