Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 42 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Tota Gallelli (Altri articoli dell'autore)
Una volta i panni si lavavano al fiume, e, come abbiamo scritto in altra occasione, il bucato si faceva con la cenere e si impiegavano tre giorni, nell’ultimo giorno si faceva il lavaggio della liscivia. Erano tre o quattro cestoni di biancheria da stendere al sole per cui necessitava uno spazio ampio e pulito. I posti erano i cespugli sotto la chiesa dell’Immacolata e i nuretti intorno alla chiesa, i muri di Mingiàno, i muri di contenimento del terrapieno del Castello e la piana nei pressi dei fiumi dove si andava a lavare (Cilèa, Provvidenza, santa Rosa…) Di buon mattino le donne prima di scendere al fiume o di mettersi a lavare si segnavano con una pezzuola colorata, fermata da una pietra, il posto dove stendere. Tornate dal fiume stendevano la biancheria al posto segnato, rimasto libero perché nessuno osava togliere il segno e occuparlo: era una regola da rispettare e veniva osservata. Le donne rimanevano sul luogo e mentre la biancheria si asciugava la giravano al sole, la piegavano con cura sistemandola a mano a mano nei cestoni, candida, profumata di pulito, stirata. |