Data: 30/09/2007 - Anno: 13 - Numero: 3 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
MORTO IL CALABRESE GERARD ROHLFS |
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AUTORE: Vincenzo Manfredi (Altri articoli dell'autore)
(Continuando ad acquisire testimonianze dirette e personali di chi ha incontrato Rohlfs nei suoi viaggi in Calabria, abbiamo questa volta il piacere di pubblicare un interessante articolo comparso sul periodico Confronto di Acri, in provincia di Cosenza (Anno XIII, n 3, Aprile 1967). Ne Autore il professore Vincenzo Manfredi, savellese che vive e insegna a Roma: glielabbiamo chiesto, per telefono, ed egli stato lieto di mandarcelo, autorizzandoci a pubblicarlo su La Radice. Noi gli rinnoviamo il nostro sentito ringraziamento anche a nome dei lettori.) MORTO IL CALABRESE GERARD ROHLFS Il Tudiscu di Calabria scomparso nellultimo scorcio dello scorso anno. Nel fare ammenda, per non aver scritto tempestivamente sulla scomparsa del vecchio calabrese, ripartiamo pubblicando il pezzo di Vincenzo Manfredi. Verso il 1970/71 ho conosciuto il grande studioso tedesco della lingua italiana e dei suoi dialetti. Lho incontrato per caso a Savelli. Passando per la piazza del paese, ho visto un insolito capannello di anziani, contadini per lo pi: al centro cera un vecchietto ottantenne esile e secco che parlava, con uno strano accento tedesco, in dialetto calabrese: era il linguista Gerhard Rohlfs. Lavorava in Italia e nei paesi neolatini da almeno mezzo secolo. Dellinsigne glottologo sapevo soltanto che aveva scritto un Vocabolario Calabrese in tre volumi ed una Grammatica Italiana, pure in tre volumi, tradotta in italiano dallEditore Einaudi. Ho ascoltato in silenzio per unora. Ogni tanto tirava fuori una consunta agendina e vi annotava qualche parola e costrutto, servendosi di alcuni geroglifici per me incomprensibili. Mi disse, in quelloccasione, che ad indirizzarlo verso lo studio dei parlati italiani era stato nientedimeno che il glottologo Giacomo Devoto, pi giovane di lui di cinque anni (Rohlfs era nato a Berlino nel 1892), e che si era interessato dei dialetti italiani sin dal 1919. Alla fine della chiacchierata in dialetto (per lui sarebbe stata una indagine sul campo) disse con la sua caratteristica inflessione tedesca e mmoni vaju mnciu (sic!) e zu Rumnicu (proprietario di un alberghetto presso cui modestamente alloggiava). Qualche anno dopo il 1970, lo vidi la seconda volta seduto davanti al bar, dirimpetto la Chiesa Grande. Era attorniato, come al solito, da un gruppo di anziani e anche di ragazzi (la pronuncia di questi e delle donne per Rohlfs pi aperta e sguaiata) e chiedeva loro come si chiamasse quella data erba o quel dato fiore selvatico: ne aveva raccolto un gran mazzo al mattino presto in campagna e li aveva ammucchiati davanti ai suoi piedi. Linsolito venditore ambulante voleva solo sapere: cu se chima chissu? E chissntru?. Per un bel pezzo non riuscimmo a dirgli come fosse situata la Chiesa, la cui facciata stava proprio dirimpetto a noi. Come fu felice Rohlfs quando un vecchietto esclam che la Chiesa stava ngucciu, dirimpetto a noi! (Nellediz. 1977, ristampa 1990 di Longo, Ravenna, il vocabolo attribuito soltanto a Sav. = Savelli). In quelloccasione ci disse che di paesi calabresi ne aveva conosciuti un centinaio, specie del cosentino (anche Acri, che cita pi volte nella sua Grammatica storica); spesso nel passato era andato in alcuni paesi a dorso di mulo. Ora che morto (il 4 settembre a Tubinga: qui aveva insegnato, come anche a Monaco) specie noi calabresi dobbiamo essergli grati. E non solo per il Dizionario dialettale delle Tre Calabrie (Halle - Milano, 1933-39); per gli Scavi linguistici nella magna Grecia (Halle - Rom, 1933); per i Griechen und Romanen in Unteritalien (1924). Ma anche per quasi un centinaio di lavori glottologici, che in gran parte attendono una traduzione italiana. Quando per la sua Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti (Historische Grammatik der Italianischen Sprache und ihrer Mundariten 1949) un editore svizzero di Berna, A. Franck, gli offr cortese ospitalit, subito dopo la 2 guerra mondiale, ai fini della pubblicazione dellopera stessa, monumentale e preziosissima, il linguista Rohlfs ringrazi quelle persone che in tempi difficili offrivano ad uno studioso tedesco cortese ospitalit e salutava quel gesto come un bel segno di una nuova collaborazione spirituale europea (vedi Introduzione alla Grammatik, dicembre 1946). Per valutare appieno limportanza di questo ultimo lavoro (tradotto solo nel 1970) non bisogna dimenticare che solo mezzo secolo prima un altro testo in lingua tedesca aveva preso in considerazione lintera area linguistica italiana con la variet dei suoi dialetti (WILHEL MEYERLUBKE, Italienische Grammatik, Leipzig, 1890). E che inoltre Rohlfs aveva collaborato come esploratore nellItalia Meridionale al famoso Sprachatlas (AIS), cio allAtlante Linguistico Italo- Svizzero di K. JABERG e J. IUD. Buon riposo, ora, professor Rohlfs! Roma, 18 Gennaio 1987 Vincenzo Manfredi |