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UN AFFRESCO: UN RECUPERO
Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2019 - Anno: 25 - Numero: 3 - Pagina: 37 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

IL “CIRCOLO” DI AZIONE CATTOLICA

Letture: 522               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

IL “CIRCOLO” DI AZIONE CATTOLICA
Balde e salde s’allineano le schiere Siamo arditi della Fede,
che la Gran Madre dal suo sen disserra, siamo araldi della Croce:
la più santa famiglia della Terra al Tuo cenno, alla Tua voce
eleva in alto i cuori e le bandiere….. un Esercito all’Altar…..
“Balde e salde…”: la canzone dell’Azione Cattolica l’ho sentita cantare, da collegiale, nel
Cilento per la prima volta nel 1948, alla presenza di Carlo Carretto, arrivato a Vallo della Lucania
(SA) per festeggiare l’80° anniversario dell’Istituzione di cui era carismatico Presidente. Si sentiva
ancora nell’aria l’eco del rombo degli aerei delle potenze belligeranti della guerra che sconvolse
il mondo, ed era dotto capo della Chiesa Cattolica Papa Pio XII, il nobile Eugenio Pacelli: alcuni
termini del confessionale canto sembrano richiamare quel clima che ancora permeava ogni settore
della Società italiana.
Del Gruppo di ragazzi di Azione Cattolica costituitosi all’interno del Collegio facevo parte
anch’io, nominato Segretario dal Superiore Padre Spirituale, e ho quindi scritto qualche verbale.
In verità l’“azione” di cui prendere nota nei verbali era abbastanza scarsa, anche perché le giornate
erano già tutte normalmente piene di pensieri e di atti fondati unicamente su principi cristiani e
particolarmente cattolici. Nelle nostre giornate non c’era spazio per nessun altro impegno.
Alcuni anni più tardi, nel 1955, ritrovandomi in Badolato in modo stabile e definitivo -così pensavo,
anzi, un po’ temevo, allora- senza alcuna occupazione che riempisse lo spazio temporale e ne motivasse
lo scorrere, ho ripensato all’Azione Cattolica, rivisitata, però, dalla fortemente avvertita esigenza di
ampio dinamismo formativo, possibilmente alleggerito da pratiche più usuali anche se ormai codificate.
Un’idea, quella, condivisa da altri giovani che, come me, non volevano continuare a vivere nella “morta
gora”, espressione non proprio eccentrica in quel periodo, ma oggi, in verità, un po’ risibile.
Da noi non era ancora diffusa in quegli anni la cultura della conservazione documentale della
microstoria, per cui non rimane alcuno scritto di quel poco di bello e di valido che facemmo in quel
periodo. Ma ricordo che pensammo a un mezzo di aggregazione, e creammo un “Circolo” di Azione
Cattolica. Senza andare al Notaio, e senza uno Statuto scritto, aprimmo la sede in Piazza Municipio,
in due vani del palazzo Guarna, con portone d’ingresso nello storico pianerottolo dei comizi politici
delle tornate elettorali. I pochi giovani della neonata istituzione, senza alcuna possibilità di fare
“copia e incolla”, tanto di moda oggi, creammo un Comitato direttivo non eletto, ma concordemente
deciso in una informale riunione. Presidente è stato Antonio Fiorenza (di Calcedonio), ancora
giovane universitario di Lettere all’Università di Messina; Segretario Vincenzo Squillacioti, il
sottoscritto. Sono stati creati alcuni “delegati”. Delegato dei contadini è stato Romano Romeo (di
Luigi). Di altri, che pure c’erano, anche se non numerosi, si è perso il nome nell’ormai lungo corso
della memoria. Non ci è mancato il supporto di chi vedeva con sano interesse o con simpatia la
nostra iniziativa, primo fra non molti don Antonio Peronace, Arciprete di Badolato dal 1944 sino
alla fine della sua missione sacerdotale. È stato lui, se non ricordo male, ad assumersi l’onere del
pagamento del canone del locale preso in affitto. Ma l’aiuto maggiore, e il più valido, è stato quello
del Sacerdote professore don Ciccio Caporale (1877 – 1961), il più assiduo frequentatore adulto del
Circolo. Lo ricordo, il dotto professore del San Pio X a Catanzaro, il don Sturzo della Calabria, da
qualcuno detto anche il Mons. Cìppico calabrese per la non comune cultura -era laureato utroque
iure- e per le importanti aderenze di tipo politico e sociale, lo ricordo appoggiato al suo nero bastone
e al braccio di chi gli era vicino, qualche volta il sottoscritto, avviarsi lentamente verso la sede del
Circolo per tenere una conferenza a noi giovani, o per portarci in dono… il gioco della dama, o un
libro dello scrittore Nino Salvaneschi.
Giovani imberbi, e con le spalle scoperte, ma con tanta voglia di crescere, per l’organizzazione
e l’efficacia dell’iniziativa abbiamo sottoscritto spese che poi non siamo riusciti a pagare. Abbiamo
acquistato un biliardo -forse il primo in Badolato- e anche uno strano treppiede elettrico che lanciava
in aria dove rimaneva sospesa una leggera pallina da far cadere con un colpo di carabina ad aria
compressa. Abbiamo “assunto” quale guardiano, bidello, usciere,… un calzolaio con moglie, figli
e con scarso guadagno da lavoro Senza corrispondergli uno stipendio, però, perché lo scopo era
unicamente quello di aiutarlo facendogli avere dall’INPS gli assegni familiari per le persone a
carico. Va detto, per chiarezza e serietà, che a far ciò, e altre furberie, non eravamo i soli, e non
siamo stati i primi, né gli ultimi. Ma -si sa- i nodi prima o poi arrivano al pettine. Dopo non molto
tempo -il sottoscritto era già nella vita militare, lontano da Badolato- avvenne l’imprevisto: a causa
di debiti, soprattutto nei confronti dell’INPS per contributi non versati e per l’erogazione di assegni
non dovuti, il Circolo venne chiuso, e a farne le spese, sul piano economico, fu il professore
Antonio Fiorenza, il presidente legale rappresentante.
Un’esperienza d’altri tempi, non sappiamo quanto edificante e quanto utile ai protagonisti.
Oggi, invece…


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