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Autore:Guerino Nisticò     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/03/2005 - Anno: 11 - Numero: 1 - Pagina: 6 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

QUALCHE GRECO E QUALCHE ROMANO TRA DI NOI

Letture: 1053               AUTORE: Ulderico Nistic (Altri articoli dell'autore)        

Quando trattiamo di storia calabrese, pi facile che parliamo al plurale -gli Enotri, i Greci, i Bruzi, i Romani, i Normanni...- che al singolare, cio che possiamo fare dei nomi propri di singole persone. Vediamo cosa possiamo reperire svolazzando tra le carte di un d.
Italo, siculo o enotrio che fosse, regn sullIstmo. Forse non esistette mai, per almeno ci ha lasciato il suo nome, esteso poi a tutta la nostra patria.
Laltro che un nome ce lha Menesteo, re di Atene e fondatore di Scillezio. Di lui sappiamo che fu in contrasto con Teseo, e quando questi mor, regn e partecip alla guerra di Troia. Non era tra gli eroi maggiori; compare poche volte, e il suo fedele compagno Stichio viene ucciso da Ettore. Finita la guerra, navig fino in Libia, quindi fond Scillezio.
Molti secoli dopo Cassiodoro chiam fondatore della sua patria Ulisse; ed un ben noto nome.
Caulonia ebbe delle regine di nome Clete. Lultima venne sconfitta dai Crotoniati, e mor in battaglia.
Compaiono nel fatale 388 due siracusani, Dionisio ed Eloride, mortali nemici. Il secondo, esule a Crotone, comand maldestramente lesercito di questa citt nella battaglia dellElleporo, che noi poniamo lungo un fiume tra le attuali Monasterace e Soverato.
Era di Caulonia quel Dicone di Callimbroto, atleta di successo (cinque vittorie per la corsa nei giochi Pitici, tre negli Istmici, quattro a Nemea, e ad Olimpia una tra i fanciulli, altre due tra gli uomini; e si dedic perci in Olimpia 14 statue), che per si dichiar siracusano per denaro: una campagna acquisti di sportivi, pratica destinata a lungo avvenire.
Nessun nome di cittadino della greca Scillezio giunto fino a noi. Ci pi prodiga di notizie di s la sua erede, la romana Scolacio, della quale possiamo leggere epigrafi con dei nomi.
Fu forse uno schiavo liberato quel Gavio che dedic uniscrizione, probabilmente una statua, nel teatro, alla dea Fortuna. E ne aveva ben donde, prima schiavo, poi ricco cittadino. Era questa la Fortuna per i Latini: il cieco caso, nelle cui mani sono tutti gli uomini. Ma non ebbe fortuna buona liscrizione, che decenni dopo fin adoperata come materiale da costruzione, e tagliata a met.
Lavara terra di Scolacio, per altro cos poco studiata, ci ha restituito altri nomi: uniscrizione lacunosa ci testimonia che un Pat[]us, forse Patulcius, dedic la scena del teatro.
Un Elpidio, nome latino di origine greca (elps significa speranza) costru una tomba per il figlio Elpidiano, morto ventunenne, e la destin anche a se stesso.
Una lapide ricorda anche Attia Servanda, che mor di venticinque anni.
Non venne mai, credo, a Scolacio, ma la benefic di un acquedotto limperatore Antonino Pio, il quale regn dal 138 al 161.
Restano da ricordare Cassiodoro e i suoi monaci e studiosi e amanuensi. Ma forse bene che se ne parli in un articolo tutto per loro.
Citiamo qui solo quel che accadde allo spettabile Ninfadio, il quale, a detta di Cassiodoro che se ne stupisce, venne rapinato nei dintorni di Scolacio.


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