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UN AFFRESCO: UN RECUPERO
Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/09/2003 - Anno: 9 - Numero: 3 - Pagina: 30 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

UN REGALO

Letture: 1100               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

Non abbiamo mai nascosto che, oltre ai due obiettivi fondamentali di fare recupero culturale per mezzo di questo periodico e di creare un collegamento tra i badolatesi emigrati e il paese d’origine, “La Radice” ha sempre avuto e non ha ancora rinunciato all’idea di vedere realizzato in Badolato il Museo della nostra civiltà, prevalentemente contadina e artigiana, ma non solo. Non diciamo di un Museo comunque nostro, ma di un Museo in ogni caso, come, ad esempio, quello promesso ai Badolatesi anche per mezzo di questo giornale, da alcuni giovani imprenditori, che, ci si dice, non hanno ancora rinunciato all’impresa. Anzi! Un Museo, in ogni caso, non per mummificare, come sostiene qualcuno in modo apertamente critico, ma per ricordare, imparare, stimolare, rimproverare. Museo che, stanti le condizioni socio-economiche del nostro Comune, e il marasma cultural-politico nel quale torbidamente si sguazza, a tutti i livelli, compresi quelli regionale e nazionale, appare impossibile realizzare. Tuttavia, in una strana ma ancor resistente incoerenza, noi continuiamo ad operare come se il Museo, quello nostro almeno, fosse, se non proprio vicino, certamente realizzabile in un futuro non eccessivamente remoto. Ecco perché soffriamo quando scopriamo che tanta nostra storia finisce in casa di profittatori, o presso negozi di antiquariato per diventare denaro privato, o, peggio, viene buttata “ahri timpi”. E tocca precipitarci, allora, alle discariche pubbliche, per tentare di recuperare un biglietto da visita, un articolo di giornale, un vecchio libretto di risparmio, un’insegna di bottega, un negativo di fotografia... Ecco perché, ancora, qualcuno, che ci sa persone oneste anche intellettualmente, ci regala una vecchia calcolatrice, un alambicco in rame, una rara fotografia, un libro datato diciannovesimo secolo… Non molta roba, ancora, anche perché non chiediamo, non insistiamo, non paghiamo. Ed anche perché non esponiamo, non essendoci né il Museo né un adeguato locale per almeno una mostra permanente. Nonostante nel Comune esistano numerosi palazzi borghesi, che vanno diventando sempre più fatiscenti, o che vengono deturpati da interventi che si rifanno a motivazioni politico-economiche, non certo culturali. Tuttavia non demordiamo, ancora, nello sperare e nell’accettare.
Ultimo giunto, e veramente tanto gradito, uno dei circa 150 telai a mano che le nostre brave massaie usavano magistralmente per produrre la maggior parte dei tessuti necessari a una popolazione che a metà del ventesimo secolo aveva raggiunto 4.851 anime.
Questa bella macchina ci è stata regalata dall’amica e nostra affezionata lettrice Angela Battaglia vedova Carnuccio, referente la gentile 9figlia signora Assunta. E noi la conserviamo nell’attuale nostra sede, in attesa di… un Museo.
Intanto rinnoviamo anche da queste colonne il ringraziamento per questo spontaneo interessante dono. Così come ringraziamo la Signora Lisa Valenti vedova Lanciano per la disponibilità nel montaggio.
Ci risulta che un’altra gentile Signora aveva intenzione di regalarci un… telaio. Noi ne abbiamo già uno, ma sarebbe un grave peccato, ed un reato sociale e culturale se anche quest’ultimo finisse al fuoco del camino, come quasi tutti gli altri telai delle nostre nonne. Noi non siamo bravi a chiedere, ma chi vuole ci conosce e sa dove siamo.


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