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“INSIEME SI PUÒ FARE” Un Comitato al servizio della Comunità
Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/04/1994 - Anno: 1 - Numero: 1 - Pagina: 8 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

Un pestaggio da Ignoti

Letture: 1045               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

Si era verso la fìne degli Anni Venti, in pieno regime fascista. A Badolato, come altrove, la fiaccola della libertà poteva venire alimentata soltanto nella più assoluta segretezza, in riunioni notturne e limtate a pochissimi iniziati, con pericoli articolati e graduali: dalla purga al pestaggio, alla galera, al confino. Qui da noi la scintilla arrivò da fuori, ma ben presto trovò ottima esca negli animi di alcuni artigiani, di cui io pure fin da bambino ho conosciuto nomi e cognomi. Erano i fondatori del Partito Comunista a Badolato. Le loro riunioni avvenivano, ovviamente di notte, In case sempre diverse, sotto Il vigile sguardo di Giacomo Matteotti e riscaldati dal rosso della bandiera comunista: quadro e bandiera venivano poi nascosti nei luoghi più impensati. Una pagina di storia badolatese ancora tutta da scrivere, perconsegnarla alla riflessione delle generazioni che si sono succedute e che si succederanno.

Di quegli artigiani. dicevamo, si conoscevano e si conoscono nomi e cognomi. ma non li riportiamo, per ora: é quanto mai doveroso trattare l'argomento col più grande rispetto, con animo sereno, con sicure capacità. E' ancora tanto difficile scrivere del Fascismo e dell'Antifascismo, sia pure di marca badolatese.

Con il consenso della famiglia, però, vogliamo riferire un episodio occorso, verso la fine degli Anni Venti, appunto, ad uno di quegli artigiani, mastr'Antonto Gallelli, detto "u Picu", falegname, anzi grande artista del legno, scultore di pregevoli opere che si possono ancora ammirare.

Mastr'Antonio non mancava quasi mai alle riunioni clandestine, e i Carabinieri, come pure i responsabili del Partito Fascista di Badolato, avevano forti e fondati sospetti sull'appartenema del Gallelli al gruppo di sovversivi. Non fu mai costretto a bere la purga - come, invece, toccò a qualche altro badolatese - ma fu più volte in galera, per motivi politici, ovviamente, magari anche a scopo preventivo, quando, in prossimità di qualche importante manifestazione di marca governativa. si temevano disordini da parte di facinorosi.

Capitava spesso che qualche squadra di fascisti piombasse di notte all'improvviso in casa per accertarsi della sua presenza, o per perquisirla, nella speranza di trovarvi qualche corpo di reato: la falce e martello, la bandiera rossa, o altro. Una notte, come altre, bussarono alla sua porta: alla domanda "chi é?" fu risposto "amici". Socchiusa la porta vide un gruppo di quattro giovani fascisti. tra cui conobbe, in particolare, un parente, un tipo che amava passeggiare in camicia nera e stivaloni di cuoio per le vie di Badolato. Rinchiuse immediatamente la porta. ma quelli la incisero, per intimidazione, a colpi di pugnale. Poi se ne andarono. L'indomani, denunciato ai Carabinieri, andarono a casa per arrestarlo, ma s'avvidero che i colpi di pugnale erano evidenti dalla parte esterna della porta. e non dalla parte interna. Non fu, pertanto, arrestato. Ma, convocato dal Podestà. non volle lscriversi al Partito: allora sì che finì in galera, per quindici giorni.

Intanto Il giovane parente di mastr'Antonto, l'amante della camicia nera e degli stivaloni di cuoio, girava in quei giorni per le vie di Badolato con qualche livido in viso: nessuno seppe mai chi lo aveva pestato.


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