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Data: 30/09/2005 - Anno: 11 - Numero: 3 - Pagina: 42 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

...MUGGHJèRA ’E RUGA

Letture: 1058               AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)        

“Cummàra ’e Roma e mugghjèra ’e ruga”, ovvero “Moglie e buoi dei paesi tuoi”.
Entrambi i proverbi, il primo più restrittivo, prettamente calabrese, il secondo probabilmente comune a tutta la Penisola, consigliavano la scelta della moglie nel proprio paese, meglio se nel vicinato, ossia nella stessa “ruga” (quartiere). Una scelta siffatta consentiva di conoscere vita e miracoli -si fa per dire!- della ragazza, compresa la situazione familiare, sia sotto il profilo della consistenza economica che della moralità dei familiari con cui stringere patti matrimoniali e quindi imparentarsi. Era una specie di cautela che mirava ad evitare sorprese in merito alla mentalità e al comportamento della futura sposa.
La scelta della moglie “in loco” conveniva ai genitori dello sposo anche per motivi egoistici: il matrimonio con una forestiera avrebbe allontanato il giovane dal paese di conseguenza dalla famiglia d’origine, dove peraltro veniva a mancare un elemento utile per il lavoro dei campi.
In merito ai buoi si potrebbe ipotizzare che l’anonimo autore del proverbio se ne sia servito, come spesso succedeva, per la rima; non va comunque trascurata l’esigenza da parte dei contadini di utilizzare, per il quotidiano lavoro, animali privi di difetti o di malattie; motivo per cui si fidavano più degli acquisti in paese che di quelli in fiera.
Ma veniamo ora alla prima parte del nostro proverbio “Cummàra ’e Roma e mugghjèra ’e ruga”. Se era bene scegliere la moglie nella “ruga”, ambiente ristretto e conosciuto, la comare occorreva sceglierla il più lontano possibile. E Roma anticamente rappresentava addirittura la metafora della lontananza. è certo che un tempo, così come oggi, i compari fossero persone di rispetto tenute in grande considerazione; tuttavia, secondo il detto popolare non era consigliabile mantenere con loro rapporti molto stretti che a lungo andare potevano creare malintesi e dissapori. Non dimentichiamo che anche l’uso dei doni scambievoli tra compari poteva divenire un problema economico quando le due famiglie si trovavano nello stesso paese.
I due proverbi, pur rispecchiando in pieno la mentalità e il modo di vivere dei nostri antenati, non trovano alcun riscontro con la realtà del mondo moderno, aperto al dialogo, agli scambi culturali, ai rapporti sociali più svariati. Le condizioni storiche che si sono verificate in quest’ultimo scorcio di millennio hanno contribuito in maniera determinante ad abbattere barriere, distruggere tabù ed a creare una società multirazziale che ha favorito l’integrazione di popoli dissimili per lingua e cultura. Ed oggi sono sempre più numerose le unioni tra persone appartenenti a razze diverse, senza che alcuno trovi da ridire su ciò. Altro che “mugghjèra ’e ruga”! Il nostro proverbio oggi serve solo a farci riflettere sulle vedute ristrette di una lontana civiltà, chiusa, di fatto, nel proprio guscio. In compenso ci induce ad apprezzare i benefici di un mondo moderno aperto alle innovazioni e al progresso, e sempre più libero da condizionamenti e pregiudizi.


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