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Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/11/1994 - Anno: 1 - Numero: 2 - Pagina: 3 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

L'EUROPEA 'E 90' REGGIO CALABRIA-TARANTO

Letture: 1068               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

C'era una volta ... la strada statale 106 che, snodandosi per alcune centinaia di chilometri lungo la costa ionica d'Italia, da Reggio Calabria portava a Taranto. Questa vecchia strada italiana del profondo Sud non è ancora scomparsa, ma, per esigenze di carattere organizzativo all'interno dell'Unione Europea, di cui anche l'Italia e la Calabria fanno parte, ha soltanto cambiato nome: oggi si chiama E 90. Cosi ormai si legge sul cartelli stradali posti ai vari incroci, tra cui quello a noi più vicino nel pressi della casa cantoniera di Badolato Marina, sulla vecchia S.S. 106, appunto. Ma, ahimé, di europeo ha solo il nome, come quasi tutte le cose di questa nostra derelitta Calabria; compresa la gente (noi) che, sotto molti aspetti, è molto più vicina al nord del continente africano che non alla Lombardia di Bossi.

Io personalmente non ho avuto il piacere di andare a visitare tanti bei luoghi della nostra Europa, ma mi rifiuto persino di supporre che altrove - a meno che non si tratti ancora di Sud come ad esempio la Spagna o il Portogallo - vi siano strade 'a scorrimento veloce' (cosi è definita dall'ANAS) somiglianti a questo nostro micidiale tratturo. Qui, da noi, specialmente nel tratto Monasterace-Soverato, di circa 26 chilometri, quando piove, d'autunno o d'invemo, questa vecchia arteria, diventa veramente micidiale. Spesso è piena di buche che diventano dei laghetti melmosi, là dove, passandovi, vorresti poter volare, ed invece ti trovi accecato dagli spruzzi di fango. Buche che sono per lo più 'd'autore', nel senso che sono firmate: il più delle volte sono dovute alla responsabilità di Tizio o di Caio facilmente individuabili. Come spesso è Firmato il fango nel quale nuotano le nostre automobili: scende, difatti, dalla lottizzazione di Sempronio, dalla strada tracciata da Cornelio, dallo scavo fatto da Simplicio. La firma c'è, ed ognuno la vede. Ma chi è pagato per saper leggere queste firme, a questo scopo non ha mai imparato a leggere. Chi è pagato per scoprire certi abusi, a questo scopo è diventato miope. Come miopi siamo noi tutti dinanzi a questa pericolosa 106 che oggi si chiama E 90. Nessuno di noi ha mai preso la penna per denunciare (a chi?!) coloro che sono direttamente o indirettamente responsabili, vuoi legalmente, vuoi moralmente, a cominciare da chi solo raramente si ricorda d'avere il dovere (ma solo a parole) di pensare a tutti gli Italiani, per finire ai colpevoli delle più immediate omissioni o negligenze. Aspettiamo, forse, che ci scappi il morto! E invece, no! il morto c'è scappato, e più di uno; anzi, tanti! Vogliamo qui ricordare non senza cordoglio, i dodici Badolatesi che in questi ultimi anni sono stati stroncati sulla S.S. 106: il piccolo Giuseppe Procopio e sua madre Rosina Samà, Andrea Frascà, Margherita Parretta, Franco Luppino, Rino Gallelli, Antonio Carnuccio, Paolo Battaglia, Giuseppe Bressi, Francesco Bressi, i giovani fidanzati Antonio Larocca e Rosa Maria Ermocida. E cinque in questi ultimi anni, sono i Guardavallesi morti sulla S.S. 106; sette i Caterisani; quattro di Isca; sei di sant'Andrea; otto di Davoli; sei di Satriano-Soverato. E mettiarno il punto qui a questo tragico bollettino stradale. Va pur detto che non tutta questa nostra gente è morta unicamente per colpa della S.S. 106; ma il suo tracciato, la sua larghezza, il suo fondo stradale, sono comunque e spesso causa Determinante di morte. D'altra parte, questa nostra vecchia strada costruita nel 1931 per i carri agricoli e per poche autovetture dei vari baroni Paparo e marchesi Di Francia, non può certo sopportare il carico di una circolazione ormai diventata continua, veloce, pesante, convulsa, esigente, caratterizzata, in una parola, dal frenetico dinamismo che accompagna l'arrivo dell'ormai prossimo terzo millennio.

Quasi totale in proposito è stato in questi ultimi anni il disaccordo degli amministratori della nostra zona, e ciò ha costituito causa certamente non trascurabile della mancata realizzazione della nuova S.S. 106. In verità vi sono state, e vi sono, in ogni Comune, difficoltà oggettive; ma, in attesa di superarle, l'urbanizzazione costiera, quasi sempre non programmata, si amplia in modo selvaggio, creando così difficoltà sempre maggiori e sempre più inconciliabili con le esigenze dei Comuni vicini. Né si riscontra qualche capacità di risolvere conflitti, soddisfacendo in qualche modo esigenze contrastanti. Nel frattempo, però, talune 'Istituzioni' di tanto in tanto si svegliano dall'abituale letargo, e fanno timidamente capolino. Leggo su 'Documenti' N. 1 del Consiglio Regionale, ... considerando il 'grave rischio d'incolumità degli utenti (della S.S. 106) ... invita ... i presidenti dei Consiglio e della Giunta ... a porre in essere ogni iniziativa volta a sensibilizzare...'. Evidentemente, se questi nostri signori che governano la Calabria (e son sempre gli stessi, ormai da più di un decennio) parlano ancora di grave' rischio d'incolumità' e non di effettivo "massacro" , vuol prorio significare che, quando in automobile si recano in Giunta (a Catanzaro) o in Assemblea (a Reggio), girano gli occhi altrove se sulla strada c'è il morto. E se ancora parlano di "sensibilazzare", vuol proprio dire che non hanno alcuna intenzione di denunciare qualcuno o/e di autodenunciarsi per omicidio colposo, plurimo.

Dell'ultima sortita sono protagonisti i parlamentari calabresi di tutte le 'opposizioni': Il 21 novembre, a Montecitorio ' hanno tentato d'inserire nella finanziaria la previsione di spesa per l'ammodernamento della vecchia S.S. 106; ma la 'maggioranza", compresi i propri parlamentari calabresi, ha bocciato Il tentativo.

A noi, che non siamo capaci d'altro, non rimane che continuare ad usurpare il mestiere del notaio: registrare il ... numero dei morti.



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