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Autore:Mario Ruggero Gallelli     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/06/2003 - Anno: 9 - Numero: 2 - Pagina: 18 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ANTONIO PIROMALLI - L’INTELLETTUALE CHE PIÙ DI TUTTI HA FATTO PER LA CALABRIA”

Letture: 1012               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

ANTONIO PIROMALLI
“L’INTELLETTUALE CHE PIÙ DI TUTTI HA FATTO PER LA CALABRIA”

Non si è ancora spenta l’eco della notizia della morte di Antonio Piromalli -e non si spegnerà facilmente- e sentiamo il bisogno di scriverne anche noi. Senza alcuna pretesa di dire dell’accademico, dello storico, del letterato che ci ha lasciato sera di sabato 7 giugno, all’età di 83 anni. Soprattutto perché non siamo critici letterari, ed anche perché, lo confessiamo, non abbiamo avuto il piacere e il privilegio di conoscere come, come avremmo voluto, “l’intellettuale libero e indipendente” “ che più di tutti ha fatto per la Calabria. Se oggi lo conosciamo meglio che nel passato è perché abbiamo letto qualche “no” necrologio, come definisce Turi Vasile il suo commosso scritto per l’occasione, nel quale, appellando Piromalli “il ragazzo del Muriceddu”, ne tratteggia, da amico coetaneo e discepolo, l’essenzialità del carattere. E lo dice “uomo esemplare per superiorità morale e profondità d’amore”. E ricorda, tra l’altro, che un giorno gli disse: “la vita è un dubbio; solo Dio può cancellarlo.”. E dichiara di conservare i suoi estratti, i ritagli, le note… “con calligrafia tremolante, incerta quanto fermo, acuto e limpido era il suo pensiero”.
Ecco, dobbiamo confessare che anche noi abbiamo conservato tutto ciò che abbiamo ricevuto da Antonio Piromalli, e consultiamo spesso quel monumento che è La letteratura calabrese, che abbiamo acquistato. Conserviamo gelosamente i numeri fin qui pubblicati di Letteratura e Società, la rivista dell’Editore Pellegrini che lui dirigeva, e sulla quale appare anche una scheda su questo nostro periodico, che lui riceveva e che leggeva, possiamo asserire, perché più di una volta ci ha epistolarmente contattati in merito ad alcuni scritti apparsi su “La Radice”. Nel 1999, stimolato da uno scritto su Bauladu, in Sardegna, apparso sul nostro periodico, ci ha mandato una bella e toccante pagina di ricordi sul paese sardo dove si è trovato nel 1943 da Ufficiale della Divisione “Bari”. Pagina che noi abbiamo avuto il piacere e l’onore di pubblicare su questo nostro modesto strumento di comunicazione (n° 2/1999 – 30 giugno – pag. 24), che può così annoverare tra le tante firme anche quella di Antonio Piromalli. E conserviamo decine di suoi estratti che ci mandava spontaneamente perché ci scriveva, “a Badolato esiste un gruppo di persone che pone attenzione agli scritti e li conserva.”
Conserviamo le sue lettere, dalla grafia, appunto, tremolante, che ci rivelava le sue difficoltà in fatto di salute. In particolare, il fascicolo che lo riguarda si apre con una cartolina, la prima che abbiamo ricevuto, il 3 giugno del 1997: ci ringraziava “vivamente per l’utile e varia ‘La Radice’”. Avendo avuto l’indirizzo dall’amico Mimmo Lanciano, gli avevamo mandato, per la prima volta, copia della nostra rivista del 31 marzo 1997.
Ecco perché sentiamo il bisogno di scrivere di questo nostro illustre conterraneo. Egli, come alcuni altri nostri uomini di cultura, ha creduto in noi, nel nostro lavoro, e ci ha aiutato a continuare, e ci ha gratificato con i suoi contatti, e ci ha premiati con i suoi estratti di letteratura, con i suoi inviti a conferenze e convegni, con le sue lettere, con le sue cartoline. E noi siamo lieti ed orgogliosi di averlo avuto vicino, nell’ultimo arco della sua vita. Anche se non abbiamo avuto di conoscerlo, come avremmo voluto.
Di Antonio Piromalli, però, abbiamo scoperto di recente un particolare aspetto di cui eravamo completamente, anche se potevamo averlo intuito indirettamente dai suoi scritti e dal suo modo di rapportarsi, anche con noi. Un aspetto che, forse, e senza forse, è per noi il più caratterizzante della sua statura socio-politica e morale. Abbiamo ricevuto, in maggio (il Nostro non aveva ancora abbandonato la scena terrena) il n° 13, gennaio-aprile 2003, di Letteratura e Società. Ne abbiamo iniziato la lettura partendo, come sempre, dagli articoli firmati dal direttore, Piromalli, appunto. Dalla pagina 96 a 102 abbiamo letto con l’interesse che meritavano le quattro Lettere vanitose. Pur senza voler proporre alcuna considerazione, non possiamo tacere la commozione che abbiamo provato nel leggere l’ultima delle quattro lettere, quella in cui scrive, con pervasivo lirismo, dell’amico Raf Vallone. La prima, intitolata La stanchezza, in cui citando Giorgio Bocca si parla di Imprenditore, di palazzinaro, di ruberia, di imbroglioneria, di scimunitaggine dilagante e di cancellazione in atto dello stato di diritto, e si conclude comunque con una dichiarazione di speranza, è un fulgido saggio di notevoli lucidità e onestà politiche. Non meno coraggiose e moralmente rigorose sono la seconda lettera vanitosa, Il Presidente, nella quale propone in modo civile e rispettoso una sua personale lettura del comportamento di Carlo Azeglio Ciampi, e la terza, L’Opus dei, con la quale invita a considerazioni su José Maria Escrivà, su Carlo Wojtyla, su D’Alema, su Casini e su tanti altri.
Non abbiamo timore di dichiarare che queste Lettere vanitose sono per noi tra le pagine più interessanti e più belle di Antonio Piromalli, che si conferma così un grande maestro anche per noi.



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