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Data: 30/06/2006 - Anno: 12 - Numero: 2 - Pagina: 9 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

COPISTI E NOTAI GRECI DEL XII, XIII E XIV SECOLO NELL’AREA COMPRESA TRA SOVERATO, SATRIANO E BADOLAT

Letture: 1037               AUTORE: Lorenzo Viscido (Altri articoli dell'autore)        

COPISTI E NOTAI GRECI DEL XII, XIII E XIV SECOLO NELL’AREA COMPRESA TRA SOVERATO, SATRIANO E BADOLATO

Sebbene con un diploma del 1096 il conte Ruggero I si fosse adoperato per ripristinare le dipendenze occidentali della diocesi di Squillace che, in ottemperanza a un decreto emanato nel 732/33 dall’imperatore Leone III Isaurico, era stata annessa alla giurisdizione di Bisanzio, la rilatinizzazione di quella diocesi, tuttavia, non fu rapida, nè poteva esserlo, considerato che le radici della “bizantinità erano così profonde nella Calabria greca medievale. Pertanto, non solo la liturgia bizantina, ma anche la lingua greca sopravvisse per altri secoli sia a Squillace sia in quei paesi appartenenti alla sua diocesi. Il greco, infatti, continuò a fungervi da lingua d’uso non come fattore individuale, bensì collettivo. Ciò avvenne pure, quindi, nell’area compresa tra Soverato, Satriano e Badolato, oggetto del mio assunto in tal sede, area in cui, tra il XII e XIV secolo, esiste ancora una società in buona parte ellenofona, tenuto conto di manoscritti greci lì copiati, di atti notarili stesi nella lingua anzidetta e di ulteriori testimonianze.
Tanto per cominciare, si noti che ascrivibile alla II metà del XII secolo e localizzabile, a parere del Lucà)1), nella zona tra Soverato e Satriano è il codice Vat. gr. 845, consistente, soprattutto, in un manuale di diritto bizantino. In esso, tuttavia, si conservano anche la Novella greca di Ruggero II (a. 1150), i cosiddetti Monostici di Menandro e una silloge paremiografica trascritta ed usata, in particolar modo, per fini didattici.
A localizzare quel codice nella zona succitata, dove esso, comunque, sicuramente circolò, sono utili due annotazioni seriori. In una di queste, trasmessaci in latino e risalente al XIV secolo, vien ricordato tal Basilio Manduca, che non è chiaro se avesse ricevuto o pagato l’importo di 6 tarì per alcuni appezzamenti di terra in casale Suberati. Nell’altra, apposta pure nel XIV secolo, ma scritta in lingua greca, vengono menzionati personaggi satrianesi, fra i quali Ruggero Polliti e Riccardo Pellegrino.
A Satriano, verosimilmente, operarono nel XIII secolo i notai Giovanni Taca Di Passavanti e Filippo Di Naso, che nel 1214 e 1227 stilarono due atti relativi a delle terre(2). In ambedue i documenti non è precisato il luogo in cui si provvide a redigerli. Ma il fatto che l’uno fosse stato convalidato da Simeone Crupollianiti, stratego di Satriano, e che l’altro fosse stato portato a termine in presenza del giudice e del nuovo stratego di quell’ameno borgo, Giovanni Cimino e Nicola Calabro, mi rende propenso a credere che sia Satriano il luogo in questione.
Del XIII secolo sono anche degli atti greci rogati a Badolato da Giovanni Namparo e Bartolomeo Plastarà, entrambi pubblici notai di questo paese(3).
Circa Giovanni Namparo, a lui si deve la stesura di due atti(4). Dal primo di essi, datato ottobre 1267, risulta che un certo Nicola Eulampo e la moglie Anna vendono al presbitero Stefano un loro fondo in località Caliparo (oggi Gallipari), facente parte del comprensorio badolatese. Nel secondo atto, datato marzo 1277, viene sancita la ripartizione di una vigna, ubicata pure in quel comprensorio, esattamente in un luogo chiamato Ceorcido (oggi Cercido), tra i fratelli Costantino e Pietro Di Malepunto ed altre persone.
Riguardo al notaio Bartolomeo Plastarà(5), dalla sua mano furono stilati due atti recanti le rispettive date dell’agosto 1269 e del gennaio 12716. In quello del 1269 si legge che il notaio Ruggero Catalano restituisce al monasterion Kammarotou alcuni terreni dell’area di Badolato. Nell’altro atto si dichiara che tal Pietro Di Giudice e tal Nicola Di Bona cedono al medesimo monasterion, per la somma di 15 tarì, un loro podere in località Erca, rientrante nei confini dell’area appena specificata.
Cos`93 come nei secoli XII e XIII, anche nel XIV la lingua greca rimase viva nell’ambito territoriale qui preso in considerazione, e non solo in esso. Si rilevi, infatti, che nella prima metà del ’300 esistevano nella diocesi di Squillace non pochi claerici graeci, fra cui i protopapi, che rappresentavano per i fedeli di rito bizantino la più elevata autorità ecclesiastica in loco. Basti menzionare il protopapa Giovanni del castrum Suberati(7), il protopapa Costantino del castrum Satriani8 ed il protopapa Nicola di Badolato(9). Tutto questo è una chiara prova che nella diocesi squillacese non era avvenuto un totale cambiamento delle tradizioni ecclesiastiche bizantine e che lì, di conseguenza, il greco continuava ad essere lingua parlata da chierici e laici. D’altronde l’annotazione greca del XIV secolo contenuta nel cimelio vaticano sopra segnalato è una ulteriore prova di ciò. Non si dimentichi, tuttavia, quanto disposto dal Concilio Lateranense del 1215, in base a cui in ogni territorio soggetto alla giurisdizione di un vescovo latino i fedeli ancorati alle consuetudini della Chiesa greca dovevano avere come guida un vicario episcopale di rito bizantino affinchè fosse loro permesso di conservare il proprio culto e la propria lingua10.
Ritornando al discorso sui predetti claerici graeci, faccio notare che il protopapa badolatese Nicola, il cui nome ricorre nelle decime del 1325 ed in quelle del 1334, è con molta probabilità identificabile, a giudizio di qualche studioso11, nel presbitero Nicola Perretto che nei primi decenni del XIV secolo restaurò e completò a Badolato il codice Vat. gr. 1548, un evangeliario del X secolo exeunte o dell’XI ineunte. Da lui furono trascritti i ff. 64-75v, “esemplati in una grafia ad asse diritto, dal ductus lento e dal tratto spesso”12.
Credo sia interessante rilevare, infine, che il patronimico Perretto è attestato a Badolato sin dal XIII secolo. Ce ne dà conferma un atto notarile greco del 1277, di cui ho discusso nelle righe precedenti e nel quale si fa menzione del presbitero Leone Di Perretto Malepunto e dei suoi figli13.

NOTE
1. Cfr. S. LUC`CB, Le diocesi di Gerace e Squillace: tra manoscritti e marginalia, in AA.VV., Calabria bizantina. Civiltà bizantina nei territori di Gerace e Stilo, Soveria Mannelli 1998, pp. 284-285.
2. Cfr. F. TRINCHERA, Syllabus graecarum membranarum, Neapoli 1865, pp. 367-369; 380-382.
3. Ibid., pp. 438-440; 464-466; 478-481; 488-491.
4. Ibid., pp. 438-440; 488-491.
5. Forse consanguineo di Leone Plastar`88, anche lui notarios di Badolato (cfr. F. TRINCHERA, cit., p. 558), del quale, purtroppo, nessun documento ci è pervenuto.
6. Cfr. F. TRINCHERA, cit., pp. 464-466; 478-481.
7. Cfr. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, I, Roma 1974, nrr. 2144 e 2145.
8. Ibid., nr. 2155.
9. Ibid., nrr. 4751 e 5537.
10. Cfr. V. PERI, Chiesa latina e Chiesa greca: protagonisti e regimi della coesistenza canonica, in AA.VV., Calabria bizantina. Il territorio grecanico da Leucopetra a Capo Bruzzano, Soveria Mannelli 1995, p. 61 e pp. 63-64.
11. Cfr. S. LUC`CB, cit., p. 301, nota 319.
12. S. LUC`CB, cit., p. 301.
13. Cfr. F. TRINCHERA, cit., pp. 488-491.


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