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Data: 31/12/2007 - Anno: 13 - Numero: 4 - Pagina: 4 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

L'OSPITE DI BADOLATO Racconto di Natale

Letture: 1011               AUTORE: Emilio Pansarella (Altri articoli dell'autore)        

Molto tempo fa, quando Badolato era una creatura vivente abbarbicata alla roccia della sua collina, e come rocce erano i suoi abitanti che testardamente la custodivano, la curavano, la rigeneravano dopo le alluvioni e dopo i terremoti che ne scandivano le ere; quando il carico era portato dal dorso degli asini, ed il peso dalla mente e dal cuore degli uomini che li guidavano; quando gli occhi, rivolti verso il mare laggiù, non scorgevano case, stazioni e villaggi turistici, ma aranceti uliveti e campi strappati all'aria salmastra ed ai torrenti precipitosi che si contendevano la terra… Molto tempo fa, in una vigilia di Natale, un uomo camminava lungo la strada deserta.
Era in cammino da molto tempo, perché era stato in una città lontana per i suoi affari ed ora ritornava, stanco ma soddisfatto: nella borsa portava il frutto della sua attività, un bel po' di denari che aveva ricavato grazie alla sua esperienza ed alla sua abilità nel trattare gli affari, perciò non vedeva l'ora di arrivare a casa sua, per godersi il meritato riposo. Ma la giornata volgeva al termine, il passo dell'uomo si faceva più lento e il suo sguardo faticava a scorgere gli elementi più lontani del paesaggio, un po' perché scendeva la sera, un po' perché gli occhi erano appesantiti dal sonno. Avrebbe voluto fermarsi e riposare, ma dove?
La sua città era ancora lontana, e non si vedevano case lungo il sentiero che percorreva. Questo suscitò un po' di preoccupazione nel viaggiatore solitario, avrebbe accettato un rifugio qualsiasi, ma non ce n'era nessuno. Fece un po' di calcoli circa il tempo che era stato in cammino e il tempo che solitamente impiegava per compiere quel viaggio: si rese conto che era andato troppo piano, forse perché la giornata era stata bella, forse perché si sentiva appagato per il guadagno realizzato e si godeva questo sentimento, camminando lentamente. Ma ora si pentì di non essere stato più svelto, gli venne la paura che la notte avrebbe portato col buio qualche pericolo per la sua incolumità e per quanto custodiva nella borsa. Se la strinse al fianco, sotto il braccio, e si fermò a guardare: dove avrebbe potuto riposarsi?
Il luogo in cui si trovava era una vasta radura priva di abitazioni e di qualsiasi costruzione: non una rimessa, non una capanna, non un muro fra i campi. Dove avrebbe potuto dormire? Per giunta, non vi erano alberi che offrissero almeno una parvenza di riparo, così l'uomo si fermò sul ciglio della strada a pensare, ma non gli veniva in mente nulla: certo non poteva rimanere sul sentiero e rischiare di essere sorpreso nel sonno da qualche malintenzionato, né poteva allontanarsene troppo, col buio avrebbe perso l'orientamento. Cominciò a pregare.
"Signore, aiutami Tu. Tu che in una notte come questa hai trovato, per nascere, un ricovero umile ma sicuro. Fai trovare anche a me un riparo che vada bene per questa notte, qualunque esso sia, non importa quanto piccolo, purché possa ospitarmi ed io possa riposare al sicuro". Si guardò intorno e fantasticò su quello che avrebbe potuto trovare: una grotta, un giaciglio erboso fra due alti massi, il cavo di un tronco d'albero. In ogni caso, sarebbe stato un rifugio piccolo e stretto, ma sufficiente. Concluse la sua preghiera: "Domani farò un'offerta alla chiesa: tre delle monete d'oro che porto con me, per quante braccia misurerà la distanza tra il mio fianco e la parete del ricovero che vorrai concedermi".
Riprese a camminare ancora più lentamente di prima, ormai non ci si vedeva quasi più, ma era contento per essersi rivolto all'Unico che avrebbe potuto aiutarlo, ed era fiducioso che l'aiuto sarebbe venuto.
Passò un'ora, il buio era totale e la via immersa in un silenzio che, quando l'uomo fermò i suoi passi, si fece assoluto. Rimase così, in piedi, con gli occhi rivolti verso le stelle che brillavano intensamente nel cielo senza luna, milioni di stelle luccicanti ma fredde, non riscaldavano la sua solitudine. Il suo animo si fece pesante, piano piano sentì che cedeva ed infatti, lentamente, piegò le gambe e si lasciò cadere. Si distese appoggiandosi sul gomito, la borsa sotto il braccio. Il cielo ad un palmo dal suo volto, le stelle erano scese a guardarlo curiose, indifferenti al suo debole lamento. Qualche singhiozzo lo fece sobbalzare, uscendo dalla sua bocca aperta in un'espressione disperata; si diffondeva nel vuoto intorno a lui, per ritornare d'improvviso con uno scricchiolio secco e vivace: com'era possibile? Dove si ripercuoteva il suono che producevano i suoi singhiozzi, per trovare l'eco che glielo rimandasse? Eppure lo scricchiolio si faceva più forte, poi divenne un trapestio, sempre più vicino, infine capì che qualcosa avanzava sul terriccio e sui sassi che coprivano il sentiero.
Si mise seduto, e vide una debole luce venirgli incontro oscillando.
La luce aumentava d'intensità insieme al rumore e proprio nell'istante in cui capì che era una lanterna, gli apparve la carrozza. Balzò in piedi e agitò le braccia gridando:
"Ferma, ehi! Ferma…!"
Il cocchiere tirò il freno e ritrasse le briglie, facendo sollevare il capo ai cavalli: quando il mezzo fu fermo, si chinò dalla sua postazione per vedere meglio e puntò il frustino verso l'uomo che gli aveva sbarrato il cammino.
"Chi diavolo sei? Cosa ti salta in mente di metterti di traverso alla mia carrozza? Ho rischiato di travolgerti!"
"Perdonami, amico… ero così stanco che le mie gambe sono andate giù insieme al sole che è tramontato".
"Che succede? Perché ci siamo fermati?" chiese una voce di donna all'interno del mezzo.
"Un viandante in mezzo alla strada, signora… O si è perso, o non sa come proseguire il cammino. In ogni caso… avrebbe bisogno di aiuto".
"Che salga, allora, ma non restiamo qui. Fallo salire" ripeté, "e ripartiamo il più in fretta possibile. Ma tieni gli occhi bene aperti, mi raccomando!".
Il cocchiere scese ad aprire lo sportello della carrozza ed aiutò l'uomo a salire, poi montò a cassetta e fece ripartire i cavalli. I due animali erano stanchi, si mossero controvoglia, poi presero una buona andatura e il viaggio proseguì in velocità.
A bordo della carrozza i passeggeri scambiarono qualche parola, poi tacquero. L'uomo sedeva al fianco della signora che l'aveva fatto accomodare con grande cortesia, ma ora era girata dall'altra parte e guardava nel buio fuori dal finestrino, assorta nei propri pensieri. Lui pensò di essere stato fortunato: aveva temuto per la sua sicurezza, credendo di dover passare la notte di Natale all'addiaccio, ora sedeva al fianco di una graziosa dama ed una agile carrozza lo portava al sicuro. Gli venne in mente che avrebbe dovuto ringraziare il Padreterno per la svolta che avevano preso le cose. Infatti lo fece. Poi si ricordò della promessa fatta, e subito se ne rallegrò. "In effetti, ho trovato il riparo che ti avevo chiesto, Signore… ed il mio braccio può staccarsi dal fianco, ma solo per poco, perché subito incontra il fianchetto imbottito della carrozza, di qua". A questo punto, l'uomo sorrise guardando dinnanzi a sé e smise di pregare, ma il suo pensiero continuò: "E da quest'altra parte, non posso proprio muoverlo il braccio, se non voglio mancare di riguardo ad una signora tanto gentile ed altruista". Abbassò lo sguardo di traverso da questa parte, sbirciando la spalla della donna seduta accanto a lui.
Era un po' sorpreso per questa constatazione, non poteva distendere un braccio, né di qua, né di là! Se ne compiacque e allungò le gambe dinanzi a sé, abbandonandosi sul sedile e chiudendo gli occhi soddisfatto.
Quando li riaprì fu colto da un senso di smarrimento: la carrozza percorreva una strada stretta fra un alto muro ed un precipizio; svoltava nel tornante con i cavalli che pestavano nel fango, per produrre lo sforzo necessario al tiro; superava dei capannelli di uomini vestiti di scuro che si giravano a guardarla, per indovinarne i passeggeri; faceva girare il capo alle donne, coperte di scialli e di mantelli, che sulla soglia di casa reggevano pesanti pezzi di legna da ardere e ceste, nelle quali portavano nuovi ingredienti per la loro cucina, già animata da luci e profumi e dal calore della festa. Quando si fermò davanti al portone di legno massiccio dipinto di verde, dal quale mandavano riflessi di luce le maniglie di lucidissimo ottone, c'era appena lo spazio perché la portiera fosse aperta dal cocchiere e perché questi potesse agevolare la discesa della signora, bussare, salutare con deferenza, ed attendere che ella entrasse nella sua residenza. La signora si voltò a guardare il viandante che aveva ospitato, per dargli l'opportunità di ringraziarla e di salutarla: cosa che l'uomo fece scuotendosi dal torpore che l'aveva preso, poi scese a sua volta dal veicolo e con la sua preziosa borsa sottobraccio, rivolto un ultimo inchino alla dama gentile che l'aveva condotto fin lì, prese a camminare verso un'osteria o un locale qualsiasi che l'accogliesse per quella notte.
Solo dopo aver percorso avanti e indietro tutte le vie del paese si rese conto che per la notte di Natale non vi sarebbero stati locali aperti oltre quell'ora, visto che tutti si muovevano in fretta, si scambiavano un saluto o un augurio e poi si infilavano nelle loro case per attendervi la mezzanotte al riparo dal freddo. Ma lui non conosceva alcuno degli abitanti di Badolato. Non sapendo che fare, comprò una forma di pane, camminò fino alla chiesa madre e vi entrò per il portone spalancato, dal quale scaturiva una fonte di luce intensa creata dalle candele ardenti. Si sedette al penultimo fra i banchi a disposizione dei fedeli comuni e si sistemò il pesante pastrano da cui era avvolto, aprendone il bavero della cui protezione in quel luogo non aveva bisogno, e si dispose ad aspettare.
Gli ultimi fedeli uscirono dalla chiesa osservandolo con benevola curiosità, ma solo il prete scambiò due parole con lui. La chiesa sarebbe rimasta aperta per la Messa di Mezzanotte, il visitatore poteva certamente trattenersi lì. Don Gaetano era incerto se interpellarlo circa le sue intenzioni per il resto della notte, ma si trattenne dal farlo: gli sembrò inopportuno interrogare un signore che dall'aspetto appariva stanco e un po' smarrito, ma sicuramente non era povero e non gli mancavano le possibilità e le conoscenze in paese, per alloggiare convenientemente. Così si ritirò a sua volta, e la chiesa rimase aperta e luminosa, con quell'unico visitatore seduto lì in fondo. Il quale tirò fuori il pane, ne mangiò un poco, poi sentì il bisogno di ringraziare il Signore.
"Ecco" disse, "io credevo di essere solo, ma sono ospitato nella Tua casa. Temevo di rimanere nel buio, e vedo risplendere tante luci. Mi preparavo a tremare per il freddo e la paura, ma il brivido che avverto ora è per il calore di questa gente semplice, che si prepara ad accogliere il Bambino Gesù col dono del sorriso e tendendo il braccio verso chi ha bisogno".
Fu a questo punto che si ricordò della promessa che poche ore prima aveva fatto al Signore, circa l'estensione del suo braccio e il contenuto della sua borsa. Ora, al suo fianco, c'era un grande spazio vuoto, ma non gli sembrava tale: avvertiva intorno a sé la presenza quasi fisica della luce, dell'atmosfera, del silenzio carico delle preghiere degli uomini e delle donne, dei bambini che erano stati lì e che si erano rivolti al Padre con umiltà, con speranza, con convinzione. Allargò le braccia sollevandole un poco e si rivolse al Signore, lasciando che i suoi pensieri si aggiungessero a quelli dei Badolatesi che erano stati lì prima di lui, così che l'atmosfera della chiesa si arricchì anche dei pensieri del visitatore sconosciuto seduto lì in fondo. E lì rimase, anche quando la gente cominciò ad entrare per il rito della Mezzanotte.
Quando la prima Messa di Natale fu terminata era illuminato anche il presepe. Il prete salutò i fedeli che uscivano, poi rimase solo con le statuine dei pastori che si rivolgevano al Bambino Gesù e Gli facevano compagnia. Ma si accorse che un'altra persona era ancora lì, al penultimo banco della chiesa: lo sconosciuto aveva chiuso gli occhi e dormiva senza accorgersi che stava rimanendo di nuovo solo.
Don Gaetano andò a spogliarsi dei paramenti con cui aveva celebrato la messa, poi tornò in Chiesa e vide che l'uomo era ancora lì. Guardò i pastori del presepe, guardò ancora l'uomo. Si grattò la testa e poi decise: se i pastori del presepe erano accorsi davanti alla stalla dove sorrideva il Bambino Gesù, per passare la notte con Lui, poteva farlo anche quell'uomo venuto da lontano. Spense le luci delle lampade, lasciò che la chiesa rimanesse illuminata dalle candele e dalle luci del presepe, si ritirò e lasciò lo sconosciuto a dormire in chiesa.
* * *
La mattina dopo don Gaetano si alzò per tempo, si preparò e scese subito in chiesa per controllare che fosse tutto a posto per i riti del giorno di Natale. La cera delle candele si era consumata. Ne rimaneva solo una accesa. Sotto di essa c'era la cassetta delle elemosine.
"Oggi saranno tutti generosi" pensò sorridente don Gaetano; aprì la cassetta per svuotarla e fu come accecato dal riverbero che ne scaturì: era piena di monete d'oro, che coglievano la luce dell'ultima candela e la riflettevano.
Restò sbigottito: non ne aveva mai viste tante tutte insieme, e meno che mai le aveva viste in una cassetta delle elemosine! Si guardò intorno. Solo i personaggi del presepe gli facevano compagnia, sembrava che sorridessero benevoli. Cercò con lo sguardo, nell'oscurità che ancora regnava nella chiesa, l'uomo che aveva lasciato a dormire negli ultimi banchi, per condividere con lui la sorpresa. Ma l'uomo, l'ospite di Badolato, era scomparso.


(Emilio Pansarella è un amico e collaboratore di vecchia data, e conosce bene la nostra terra perché viene a soggiornarvi per brevi periodi ormai da tanti anni. Noi lo ringraziamo per questo bel regalo che ha voluto parteciparci, e l'offriamo volentieri all'attenzione dei nostri lettori. - La direzione)



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