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Autore:     Data: 30/04/2015  
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Data: 31/12/2016 - Anno: 22 - Numero: 3 - Pagina: 14 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

CALABRIA, INVASORI E INVASI.

Letture: 855               AUTORE: Ulderico Nistic (Altri articoli dell'autore)        

Premesso che intendo qui omettere ogni mio parere sullattualit, lasciatemelo dire che la Calabria
si presta, per geografia, a essere invasa; e questo avvenuto molte volte. Anche gli Enotri
pare venissero dalla Grecia; e i Siculi da oltre le Alpi, lasciando per strada il piccolo popolo dei
Latini; i coloni greci sono, alla fine, degli emigrati da casa loro (apoikia), e quindi immigrati
sulle nostre coste; Lucani e Bruzi sono dei Sanniti che, per primavere sacre, inviarono spedizioni
sempre pi a sud; i Romani inviarono frequenti colonie; si spinsero fino al Crati e al Savuto i
Longobardi; gli imperatori dOriente presidiarono i kastellia con contadini soldati di ogni provenienza;
e non saranno mancati apporti normanni e francesi, tedeschi, spagnoli; molto rilevante
la presenza degli Albanesi nel XVI secolo.
Tutto questo , o dovrebbe essere noto. Molto di meno lo sono i nomi e le vicende di alcuni di
questi tantissimi invasori, e qui ci svaghiamo a raccontarne qualcuna.
Tra gli invasori mitici: Ercole a Crotone; lo sfortunato Filottete, fondatore di Petelia, Cremissa,
Crotalla e Macalla; Oreste che scont il matricidio varcando sette fiumi tirrenici; Menesteo,
fondatore di Scillezio; Enotrio, figlio di Licaone ed eponimo del suo popolo. Possiamo ritenere
storici Is, fondatore di Sibari; Miscello, che scelse con Crotone il luogo pi salubre del mondo;
Tifone, di Caulonia. Immigrati pi recenti furono Pitagora di Samo, Erodoto e Lisia che vissero
a Thuri. Reggio ebbe origine, secondo Giuseppe Flavio, da Aschenez pronipote di No; giunsero
poi i Calcidesi ionici, poi i Messeni dorici, poi i Focesi.
Breve ma violenta linvasione di Dionisio il Vecchio. Ormai deboli, le citt italiote cercano
soccorsi: ed ecco Alessandro Molosso, zio del Macedone, che prende Cosenza e paga, come diremo
tra poco, con la vita; Archidamo, Cleonimo, Agatocle, Pirro.
Annibale, ormai deluso nel suo sogno di prendere Roma, si ritir tra i Bruzi negli ultimi anni
della sua avventura, e lasci il nome di Castra Hannibalis a una citt. Spartaco, alla testa di schiavi ribelli, vorrebbe imbarcarsi da Reggio su navi di pirati, che lo
tradiscono; Crasso scava un fossato nellIstmo, ma Spartaco lo varca, per combattere lultimo
scontro in Campania.
Sesto Pompeo, figlio del Magno, prende Cosenza, e anche lui poco dopo muore, come tutti
coloro che assaltano la citt. Corse una brutta avventura in Aspromonte lo stesso Ottaviano.
Conosciamo poi tantissimi nomi di cittadini romani, compresi quelli palesemente greci; sono,
in sette secoli, pacifici e prosperi proprietari, contadini, artigiani, allevatori.
Nel 410, Alarico, re dei Visigoti, saccheggiata la stessa Roma e altre citt, vorrebbe raggiungere
lAfrica; respinto da una tempesta, torn verso nord e mor a Cosenza. Venne sepolto, e forse
con qualche oggetto: ma le tonnellate doro e dargento sono una ciclopica bufala. Goti e bottino
furono condotti in Spagna da Ataulfo e Galla Placidia.
I Longobardi stabilirono gastaldati a Cassano, Cosenza, Laino e Malvito. Longobardi nome
di un comune e di una frazione di Vibo; Lippranno, forse, ricorda un Liutprando.
Tutti i nostri paesi collinari sono kastellia e fortezze dellImpero dOriente per difesa contro
i Saraceni. Ma questi, come abbiamo scritto, vennero spesso, forse pi spesso, come contadini e
commercianti, infine insediandosi e convertendosi.
Nel 903 il valoroso e feroce Ibrahim (Abramo), conquistatore di Taormina, mosse contro
Roma; assal Cosenza, ma, come Alessandro e Sesto, muore, o di fulmine, si narra, o di dissenteria.
Ancora la magia della citt.
Sono note anche molte colonie ebraiche, poi espulse dagli Spagnoli: ma si ha fondato motivo
di credere che il provvedimento sia stato spesso aggirato.
I primi Albanesi sono quelli di Demetrio Rezes, alleato degli Aragonesi; altri giunsero con
Scanderbeg: furono discendenti di questi la principessa Giovanna maritata Carafa, fondatrice di
Castriota poi Cicala; e Irini maritata Sanseverino di Bisignano, che chiam moltissimi Albanesi;
gli ultimi furono i Coronei, eroici difensori della citt peloponnesiaca di Corone. Alcuni Albanesi
mantengono lingua e tradizioni, e hanno una diocesi romana di rito greco a Lungro; molti altri
sono stati assimilati.
La Calabria fu, piuttosto marginalmente, coinvolta nelle guerre europee: ricordiamo per lassedio
francese vittoriosamente affrontato da Catanzaro nel 1528.
Numerose e feroci le incursioni turche: ne abbiamo gi molto parlato, e ricordiamo solo il
trionfo di Lepanto, cui parteciparono molti combattenti calabresi, e il saccheggio di Reggio, Badolato,
Soverato nel 1594. Vennero condotti in Calabria anche schiavi turchi, a qualunque delle
infinite stirpi dellImpero Ottomano appartenessero.
Vanno ricordate, con le guerre giacobine e napoleoniche, cinque sbarchi ottocenteschi. Una
spedizione navale inglese sconfisse i Francesi a Maida; Murat, come che sia andata, e qui ricordiamo
gli studi del Durante, nel 1815 tent il ritorno nel Regno, e fin, il 13 ottobre, fucilato;
Garibaldi sbarc, il 19 agosto 1860, a Melito, sotto gli occhi miti degli impiegatizi ammiragli e
generali borbonici; ma due anni dopo trov sullAspromonte il duro bersagliere Pallavicini che
non esit a sparargli addosso. Anche il Borjes, generale spagnolo cui Francesco II si era affidato,
sbarc a Brancaleone; non incontr le forze promesse, e mor fucilato in Abruzzo.
Lultimo sbarco armato, quello degli Angloamericani; ma sopravvenne subito l8 settembre.
Di queste presenze restano in Calabria infinite tracce linguistiche: cognomi e toponimi, e parole;
e costumanze; e, molto evidenti ma non dimostrabili, fattezze fisiche.
Gli sbarchi di questi ultimi anni sono cronache di intenzioni di rapido passaggio, in una Calabria
che ha pochissimo per s e nulla da offrire a forestieri.



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