Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 34 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
CARNALAVàRA IN SVIZZERA, TANTI BADOLATESI RIUNITI IN PLATEA |
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AUTORE: Maria Gallelli (Altri articoli dell'autore)
È stata una serata di festa quella del 24 febbraio scorso, una serata di carnevale, di incontri, di tante lingue: il dialetto della farsa per i sedici attori della compagnia teatrale Le tre torri, in scena con I dèbata ’e Carnalavàra sul palco dell’hotel restaurant Landhaus di Seebach, a Zurigo; uno strano italiano, dialettizzato nelle battute, per gli spettatori badolatesi arrivati lì da Milano o da Bologna per trascorrere un fine settimana diverso, in famiglia; e poi lo svizzero, per la maggior parte del pubblico, per i calabresi elvetici -non più emigrati, precisano- che traducono quanto si dice in scena ai loro bambini; ma anche per loro sullo sfondo resta il dialetto, nel cuore e sulle labbra, nel rivolgersi ai compaesani arrivati da casa, ritrovati per una sera. Gli attori, partiti dalla Calabria qualche giorno prima, sono giunti a Zurigo dopo venti ore di viaggio, accolti con gioia, con ospitalità e con tanto affetto. Sono arrivati in autobus, classico mezzo di trasporto delle comitive che, a differenza del treno, non raccoglie solo i pochi passeggeri col biglietto, lasciando i compagni a terra, a salutare e a riempire la stazione, ma ospita amici, parenti, tanti pacchi e tanti profumi. Il viaggio è proseguito a tappe, attraverso lo Stivale: ha raccolto per la via compagni d’avventura, ha donato a Roma, a Milano, ai diversi luoghi della Svizzera le scatole di cartone, i sapori noti, gli odori dell’infanzia. «L’olfatto è una vista strana. Evoca paesaggi sentimentali attraverso un disegno improvviso del subcosciente», scriveva Pessoa. E chi vive lontano dalla sua terra sa quali immagini, quali contorni colorati rievoca l’odore bambino del pane fatto in casa. Per questo lo si chiede, come se non ci si potesse veramente nutrire senza. Arrivati in Svizzera, quindi, stanchi ma entusiasti, dopo una giornata di relax si dà il via alla preparazione dello spettacolo. Si monta la scenografia, si preparano le luci e i microfoni, qualcuno ripassa la parte. Sul palcoscenico del Landhaus si inizia alle 20 e 30, ma già nel ristorante-teatro fin dalle 18 il cibo è a disposizione per accompagnare il pubblico. Ci sono infatti tanti tavoli, ben apparecchiati, con tante sedie disposte in platea. E comincia ad arrivare la gente, tanta, tutto pieno, quasi trecentocinquanta persone. Sul palco, poco prima di aprire il sipario, la presentazione, i saluti della Consulta giovanile Ulixes e del presidente de La Radice agli amici di Badolato. I primi applausi. Poi il sorriso, le battute di Carnalavàra che piange sui debiti contratti per fame -vera malattia!- e si tocca la pancia abbondante tra rassegnazione e timore per i suoi creditori, costretti alla fine del primo atto a denunciarlo per inadempienza. Gli applausi continuano. Segue il processo, tra difesa e accusa, dove cuore di mamma difende brillantemente il mangione e i negozianti creditori alla fine cedono e perdonano il furbo che non paga i debiti (forse, chissà, perché tutti in fondo conoscono la sorte storica di Carnevale, quel rogo che, puntualmente, lo aspetta ogni anno prima della quaresima). Alla fine grandi applausi a catena per tutti gli attori, uno per ciascuno, omaggi al regista Totò Scoppa; a suo fratello Fortunato, a Luigi Cipriani e ad Andrea Carnuccio, organizzatori della serata; a tutti i loro collaboratori. Ma finito lo spettacolo sul palco inizia quello in platea: i tavoli si spostano e si aprono le danze, con ballerini provetti che fanno sul serio e bene, e con tanti che improvvisano incerti, guardandosi i piedi. Una festa paesana quella del 24 febbraio, nella più bella e più cara accezione del termine, un piccolo pezzo di Badolato per una sera salito tra i laghi limpidi e le montagne pulite della Svizzera a rinnovare il ricordo, in verità mai perduto. |