Data: 31/12/2016 - Anno: 22 - Numero: 3 - Pagina: 15 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
DUE INNI MONOSTROFICI IN ONORE DI SANT’ACACIO |
|
Letture: 1188
AUTORE: Lorenzo Viscido (Altri articoli dell'autore)
Nel fascicolo 132, 2 (2014) della rivista belga “Analecta Bollandiana” (pp. 286-289) mi è stato concesso di render nota l’edizione critica, da me curata, del testo greco di due inni monostrofici in onore di Sant’Acacio, martirizzato a Bisanzio (l’odierna Istanbul) l’8 maggio del 3031 e qui per secoli venerato2, ancor prima di esserlo, quindi, a Squillace e successivamente a Guardavalle, due amene cittadine calabresi della costa ionica, di cui egli divenne anche patrono. Non sappiamo con esattezza quando il suo culto ebbe inizio in Calabria. Non va escluso, comunque, che venisse portato a Squillace da un personaggio che qui era nato. Mi riferisco a Cassiodoro Senatore3, il quale, se non per un lungo periodo di tempo, nel 550, tuttavia, si trovava a Costantinopoli con papa Vigilio4, che, dietro richiesta dell’imperatore Giustiniano, era giunto nella capitale d’Oriente nel gennaio del 547 per dare il suo contributo all’editto di condanna dei cosiddetti Tre Capitoli5. Sul finire del XVI secolo la venerazione di quel santo si estese dalla patria di Cassiodoro a Guardavalle per opera del vescovo Marcello Sirleto, che, scelto come vicario a reggere la diocesi di Squillace al posto dello zio Guglielmo, fece traslare da quest’ultima cittadina nell’altra un braccio del martire6. Ritornando ai summenzionati inni, si tratta di sticheri adespoti7, tramandatici da un manoscritto atonita del secolo XI, il Laur. G 74 (ff. 63v-64), e corredati di notazione musicale paleobizantina. Essi, in aggiunta, sono idiomeli, ovvero canti che, pur avendo un proprio metro ed una propria melodia, non fanno però da modello ad altri canti. Ne consegue che differiscono dagli automeli che, sebbene abbiano anch’essi un proprio metro ed una propria melodia, fungono, invece, da modello metrico-melodico per altri inni, perciò detti prosomi. Faccio inoltre notare che, come risulta dal citato manoscritto atonita, gli sticheri per il nostro santo venivano cantati in tono o modo II plagale (= modo gregoriano VI) il giorno del suo dies natalis, cioè sotto la data del suo passaggio dalla vita terrena a quella celeste. Di questi inni riporto qui di seguito una mia versione in lingua italiana, non pubblicata nel fascicolo della rivista belga in precedenza ricordato, al quale rimando il lettore per quanto concerne il testo greco ed il relativo commento: 1) Il martire noto a Dio per il suo stato divino e predestinato da Cristo, il lodevolissimo Acacio, celebriamo con un canto corale. Dopo avere infatti annientato con la sua resistenza nell’agone del martirio l’errore degli idoli, si manifestò privo di malizia, lui che era stato anche predestinato come fulgidissimo martire, acclamato beato nel corso dei secoli e intercedente con tenacia presso il Signore affinché si abbia misericordia per le nostre anime. 2) La festa di splendida forma in onore di lui, adorno di virtù e forte nel martirio, di Acacio raggiante più del sole, si è creata in ispirito per noi fedeli assieme alla virginea memoria di Giovanni il Teologo e, divinamente ispirata, ha dissipato tutta la nebbia della passione per gli idoli da parte della superstizione pagana. Questi (= Acacio), infatti, come un altro Paolo, ha completato nella propria carne le sofferenze che Cristo aveva coraggiosamente subìto per noi. A lui gridiamo: “Col discepolo ed amico di Cristo, o grande martire, prega per la salvezza delle nostre anime”. Lorenzo Viscido NOTE 1 Cfr. L. Viscido, Studi sul martire Acacio il Cappadoce, Cosenza 2007, pp. 20-21; Id., Ancora su Sant’Acacio, martire di Bisanzio, Catanzaro 2013, p. 26. 2 Cfr. L. Viscido, Studi... cit., p. 22; Id., Ancora... cit., p. 28. 3 Circa la possibilità che fosse stato lui a portare da Bisanzio nella terra natia il culto in questione cfr. L. Viscido, Ancora... cit., p. 30. 4 Cfr. Vigil., Ep. ad Rusticum et Sebastianum (= PL LXIX, 49A). 5 Cfr., ad es., M. Mazza, La ‘Historia Tripartita’ di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, in S. Leanza (a cura di), Flavio Magno Aurelio Cassiodoro. Atti della settimana di studi. Cosenza – Squillace 19-24 settembre 1983, Soveria Mannelli 1986, p. 223; A. Amici, Cassiodoro a Costantinopoli. Da ‘magister officiorum’ a ‘religiosus vir’, in Vetera Christianorum 42, 2 (2005), p. 221. 6 A tale riguardo cfr. L. Calabretta, Guardavalle tra storia e memoria, Davoli Marina 1995, p. 141. Si ha testimonianza che nei primi decenni del secolo successivo Sant’Acacio veniva pure venerato a Santa Severina (cfr. L. Viscido, Studi... cit., p. 26). 7 Sulla funzione degli sticheri, inizialmente cantati, nella Chiesa greca, nell’ufficio del Vespro, dopo la lettura dei Salmi 141, 129 e 116, e poi anche in quello del Mattutino, cfr. E. Wellesz, A History of Byzantine Music and Hymnography, rist., Oxford University Press 1961, pp. 243-245; S.V. Lazarevic, Sticherarion: an Early Byzantine Hymn Collection with Music, in Bizantinoslava 29 (1968), pp. 290-318. |