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Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 30/11/1994 - Anno: 1 - Numero: 2 - Pagina: 15 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

E' FINITA A BADOLATO LA GUERRA DELL'ITALIA CONTRO GLI ALLEATI

Letture: 1174               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

Mercoledì 8 settembre 1943. A sera, risalendo i pendii per raggiungere sulle colline le case coloniche dove le famiglie aspettano notizie dagli "uomini" che sono scesi in paese, la novità corre di bocca in bocca, di valle in valle, di casolare in casolare: Radio Londra ha comunicato che il governo italiano del generale Badoglio il 3 ottobre ha firmato a Cassibile l'armistizio con gli Alleati.
Giovedì 9 settembre 1943. In paese è un tripudio fatto di voci, di sorrisi, di esclamazioni, di speranze, di programmi. Un po' tutti usciamo allo scoperto per respirare finalmente l'aria della pace. Io pure, ancora bambino della scuola elementare, scendo da Doga al Girone per incontrarmi con gli amici della "ruga". Ed è così, che mentre si è intenti a costruire un "car�ci", si sentono alcuni colpi di cannone, e si vedono a est, laggiù in Marina, colonne di acqua che si alzano dalla superficie del mare. Cos'ì successo?! La guerra non è veramente finita!? Difatti, a Badolato l'armistizio non c'era ancora.
Due reparti d'artiglieria dei 31° Corpo d'armata, il cui comando s'era sistemato a Soveria Mannelli, nel giorni precedenti avevano preso posizione a Zangarsa e a Giambartolo per costituire un posto di blocco contro l'avanzata delle truppe alleate dell'8° Armata del generale Montgomery, sbarcate in Calabria Il 3 dello stesso mese.
I comandanti dei due reparti d'artiglieria a quanto pare non erano ancora al corrente dell'armistizio firmato a Cassibile dal generale Castellano, in quanto, per paura di rappresaglie da parte dei Tedeschi, la notizia doveva essere tenuta segreta sino al momento dello sbarco principale degli Alleati, avvenuto a Salerno nella notte tra l'8 e il 9 settembre (o forse l'armistizio è stato volutamente ignorato, per motivi personali, almeno da uno dei due comandanti?).

"...Il governo italiano si è arreso incondizionatamente..." aveva annunciato da Algeri alle 18.30 dell'8 settembre il generale Eisenhower. A Radio Londra aveva fatto seguito, alle ore 19.45, la radio italiana con un messaggio al popolo da parte del generale Badoglio. Ma i due comandanti delle postazioni d'artiglieria di Badolato sembravano decisi ad arrestare l'avanzata nemica sulla SS. 106: e sparavano ancora, costringendo il "nemico" ad abbandonare la litoranea e ad arrampicarsi su per Santa Caterina e poi all'interno per Badolato. Ma ancora una volta le truppe di Montgomery ebbero il passo sbarrato dal fuoco dell'artiglierla italiana prima di avvicinarsi a Giambartolo. Se gli Alleati, però, avessero potuto rispondere al fuoco, Badolato avrebbe sicuramente corso un serio pericolo. Era quindi necessario correre ai ripari prima che avvenisse l'irreparabile. Vi pensò il Podestà che si recò a Giambartolo accompagnato da parecchi Badolatesi allo scopo convocati, tra cui alcuni noti esponenti dell'Antifascismo e un giovane che alla fine della licenza avrebbe dovuto raggiungere la Liguria per far parte dell'ARMIR con il grado di sottotenente dell'Esercito Italiano, se nel frattempo il nostro esercito non si fosse miseramente dissolto.

Il capitano di Giambartolo - che poi si seppe essere di Catania e con la famiglia distrutta dai bombardamenti - non tardì a farsi convincere; gli Alleati avanzarono e lo fecero salire su una delle loro camionette. Oggi, forse più che ottuagenario, se vivo, probabilmente ricorda ancora Giambartolo e i maestosi pini, testimoni silenziosi della sua rabbia, del suo dolore, dell'ultima inutile e sbagliata resistenza dell'Esezrcito Italiano alle truppe alleate durante la seconda guerra mondiale.

Durò alcune ore, quel 9 settembre, il passaggio delle truppe straniere da Piazza Fosso, con breve sosta in Piazza Santa Barbara, con gente che acclamava, che ringraziava. Un soldato neozelandese cercò di avvicinare una nostra prosperosa ragazza che... ancora corre per sfuggirgli.
Un altro Neozelandese disse con orgoglio. "Noi venuti portare civiltà in Italia".

(Si ringrazia per la gentile collaborazione quel sottotenente dell'Esercito Italiano, oggi preside in pensione Antonio Anoia)


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