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Data: 30/06/2004 - Anno: 10 - Numero: 2 - Pagina: 5 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

GUERRIERI ANTICHI NEL BASSO IONIO

Letture: 1002               AUTORE: Ulderico Nisticò (Altri articoli dell'autore)        

Oggi che la guerra è tornata di moda (per forza o per amore, ma da un anno non si parla d’altro!), torna attuale anche il vecchio interrogativo che tutti i Calabresi prima o poi ci poniamo: ma c’è stata una storia, qui da noi? E dunque, se la storia è fatta in gran parte di guerre, ci sono stati anche dei guerrieri?
Nei tempi antichi, il nostro territorio ci appare quasi solo una zona cuscinetto tra due potenze bellicosissime: Crotone e Locri. Nel Golfo compare quasi solo Scillezio, che sarà stata certo sottomessa dai Crotoniati, e, nel 388, vinta da Dionisio, venne aggiunta al territorio di Locri. Ci saranno stati scontri e battaglie, ma non ne è rimasta memoria. Il solo nome che sopravvive -e a perpetua onta dei burbanzosi maschietti- è quello di una regina guerriera delle Amazzoni di Caulonia, Cleta, l’ultima della sua dinastia, sconfitta e uccisa in tempi remotissimi dai Crotoniati. Tutto qui, tranne a non voler chiamare in causa Orazio, il quale osserva che certo ci furono molti eroi prima di Agamennone, ma non se li ricorda nessuno perché non ebbero a cantarli un Omero. O eroi dunque non ce ne furono, o non ci mancò la storia, bensì gli storici.
In luogo della scomparsa Scillezio, venne fondata nel 123 la colonia di Scolacium. La popolavano Latini di solidissima tradizione militare, però non ci viene tramandata alcuna loro impresa. E del resto Roma assicurava la pace, e dal I secolo a.C. gli eserciti erano professionali.
Dobbiamo attendere i duri tempi dei Longobardi e dei Saraceni. Forse è vero che una spedizione dei Vinili di Benevento distrusse la città vescovile di Mira sul Golfo. E certo, dopo il fatale 829, le nostre coste subirono la minaccia dei musulmani. Nell’887-8 Niceforo Foca caccia dalla Calabria gli “empi Agareni”, e inizia la fortificazione del territorio che sarà perfezionata dal pronipote imperatore Niceforo II: porre sui colli dei “kastellia”, borghi-fortezza uno alla vista dell’altro, da raggiungere facilmente da parte dei soccorsi, e popolati da uomini forti e decisi.
Molti di questi venivano dall’Impero, ed erano tutti Romaioi di fede cristiana e imperiale (per i Bizantini, è lo stesso), ma di chissà quante e quali stirpi: Macedoni, Bulgari, Albanesi, Greci, Anatolici, Armeni... Portarono con sé i loro santi greci, spesso essi stessi dei militari come Acacio (Agazio) e Teodoro; e le loro Madonne con la corona della Basilissa, l’imperatrice.
Contadini e soldati, essi difesero bravamente le loro terre, i loro paesi, l’Impero, dagli Arabi. Di questo resta memoria in alcuni antroponimi militari: Paravati (guardia del corpo), Spasari (“armato di spada”), Mirarchi (“capo di un reparto”), Caccavari (“sottocapo”).
Secoli dopo le coste si difesero dai Turchi. Contro di questi vennero erette nel XVI secolo le torri di avvistamento, assistite da un “cavallaro” e comandate da un “caporale”; mentre i centri maggiori, cinti di mura e muniti di castelli, usavano le artiglierie, servite da “bombardieri”: ognuno riconosce dei diffusi cognomi.
Ancora la cronaca è avara di notizie. Sappiamo che Roccella e Castelvetere, feudi dei Carafa, ripetutamente respinsero assalti turchi con la forza dei loro cannoni. Nel 1594 però Badolato, Soverato e il convento della Pietà subiscono il saccheggio del pascià Cicala, cristiano rinnegato. Nel 1644 e ’45, per delazione di un rinnegato, i Turchi devastano Stalettì; e intervengono a combatterli le truppe del preside della Calabria Ultra da Catanzaro.
Ma nel 1571 il feudatario di Badolato, Gasparre Toraldo, conduceva con sé molti uomini dei suoi stati, e partecipava alla gloriosa battaglia di Lepanto. Non era solo un fatto politico, questo successo della flotta italospagnola di don Giovanni d’Austria: il papa s. Pio V invocò la protezione della Madonna, intitolata allora Auxilium Christianorum, l’Ausiliatrice; e, dopo il successo delle armi cattoliche, la Regina del Cielo venne salutata come Madonna della Vittoria. Ancora oggi questo nome femminile, e il suo corrispondente Vittorio, sono assai comuni da noi.
Nel 1625 il signore di Satriano, Cardinale, Badolato e Cropani, Ettore Ravaschieri, valoroso generale, partiva in soccorso della sua patria d’origine, Genova, assalita da Savoia e Francesi. Guidava un reggimento di Spagnoli e un “tercio” di uomini delle sue terre calabresi. Il cognome Battaglia, proprio di Satriano, può essere una memoria di quell’evento di guerre lontane, di cui vorremmo sapere di più.
Ricordiamo infine Domenico Asciutti da Castelvetere, “cui avendo servito la Real Maestà Cattolica anni 16 e con gran valore, e fedeltà in tutte le battaglie nelle guerre di Catalogna da soldato, sargente, alfiero di mastro di campo, e da capitano di fanteria italiana… in Catalogna, passò in Milano con l’istessa carica, e poi nel Piemonte, ove combattendo contro de’ Francesi nella battaglia sotto Saluzzo, restò estinto a’ 18 agosto 1690. Gaspare Toraldo da Badolato fu cavaliere di Calatrava, e mastro di campo generale nello Stato di Milano; Francesco Toraldo, cavaliere di S. Giacomo, mastro di campo generale in Catalogna. Almeno, dei nomi.


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