Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 16 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Immacolata Larocca (Altri articoli dell'autore)
Una delle tante attività produttive svolte dai Badolatesi fino alla rima metà del secolo scorso, era l’allevamento del baco da seta. Questa attività era abbastanza redditizia e per tale motivo praticata da un gran numero di famiglie in aggiunta a quella agricola o artigianale. Le uova del filugello si compravano a UNZA (oncia). Il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, le donne le mettevano al caldo nel loro seno avvolte in una pezzuola oppure nel letto tra i materassi. Dopo 10/15 giorni le uova si schiudevano e nascevano i bruchi, non più grandi della cruna di un ago. A questo punto venivano deposti in un cestino contente foglie di gelso tagliuzzate finemente con le forbici. Man mano che questi crescevano diventavano sempre più grossi e voraci perciò richiedevano maggiore cura e attenzione. L’igiene era l’elemento fondamentale per la buona riuscita dell’allevamento. Nell’arco di 32 giorni il bruco era maturo, cioè pronto per “salire al bosco” e quindi tessere il bozzolo e trasformarsi prima in crisalide e dopo in farfalla. Allora le donne legavano rami di SCIUNZA (cisto) o di BRUVÈRA (erica) al gambo e in cima a forma di conocchia e li mettevano sulla CANNÌZZA (canniccio) dove si trovava il baco., il quale vi si arrampicava e tesseva il bozzolo. Appena terminato era necessario procedere subito alla raccolta e quindi alla selezione e all’estrazione della seta ancor prima che la crisalide si trasformasse in farfalla, la quale bucando il bozzolo rendeva inutilizzabile la fibra in esso contenuta. L’estrazione avveniva a Badolato o ad Isca, dove c’era un piccolo laboratorio artigianale destinato a questo scopo. La seta migliore veniva venduta, quella ottenuta dai bozzoli scadenti (CUCÙHRU), veniva tessuta per ricavare coperte o vestiti. Il primato per la lavorazione della seta per secoli l’ebbe Catanzaro, a tal punto che i suoi prodotti, specialmente durante il Rinascimento, conquistarono non solo i mercati della nostra penisola, ma anche quelli d’oltralpe, apprezzati per la qualità della seta e la perfezione della lavorazione e dei disegni. Le cause che portarono poi alla decadenza e quindi alla fine dell’arte della seta, furono varie e molteplici, non ultima ma forse la più importante l’uso di telai meccanici che molto successo ebbero in Europa ed anche nell’Italia Settentrionale. La Calabria, invece, rimase attaccata alle vecchie tradizioni, e fu la fine. Purtroppo è questa la legge della vita: rinnovarsi o morire. |