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Data: 30/04/2014 - Anno: 20 - Numero: 1 - Pagina: 13 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

IL MEDITERRANEO SPAZIO PLURALE

Letture: 1247               AUTORE: Vittorio Bonacci (Altri articoli dell'autore)        

Il Mediterraneo è un mare circondato da terre e una terra bagnata dal mare. “È un mare tra
le terre”, e queste terre sono racchiuse in tre continenti: Europa, Africa e Asia.
Per i Romani era il “Mare nostrum”: la potenza di Roma repubblicana e imperiale toccò
tutte le regioni affacciate sul Mediterraneo.
L’intera regione è considerata la culla delle più antiche civiltà del Pianeta nonché teatro
della storia e della civiltà occidentale. È un bacino antropologico che contiene più di tre millenni
di civiltà differenti, unificati da un mare comune.
Il “Mediterraneo” è un toponimo evocativo di eventi memorabili e di suggestioni fascinose;
un mondo sovranamente ricco di cose belle, ignote, problematiche e divise, in cui si intrecciano
radici polimorfe e rotte diverse. In esso si sovrappongono le immagini dell’isola e del
lago, immagini vibranti che assestano e sistemano, sussultano e sprigionano: un mare grande
che lascia salire dal profondo le sue molteplici opposizioni.
Nel corso della storia il Mediterraneo è sempre stato teatro di eventi, di antagonismi, di
travasi culturali e incroci demografici. La cultura greca e latina si è intrecciata con quella giudaico
- cristiana e con la tradizione coranica dell’Islam. L’area del Mediterraneo è stata percorsa
e divisa da alcune tra le più grandi contrapposizioni culturali della storia: Oriente contro
Occidente, democrazia contro tirannia, Cristianesimo contro Islam, sviluppo contro arretratezza,
capitalismo contro comunismo. Paradossalmente le caratteristiche peculiari del
Mediterraneo sono proprio quelle che lo contrappongono, secondo un modello dicotomico, al
resto del Nord dell’Europa. Ai Paesi del Mediterraneo vengono attribuiti sistemi politici basati
sul clientelismo e il “patronage”, contro la democrazia del Nord. Tuttavia c’è un elemento
che unifica e distingue l’area mediterranea da ogni altra area geografica: la presenza di un
ambiente naturale che, con i suoi quarantaseimila chilometri di costa, favorisce le comunica
zioni umane lungo le sponde marine cui si accompagna la singolarità orografica con un clima
temperato che configurano l’intera regione come spazio ecologico in cui insiste una vegetazione
lussureggiante: la vite, l’ulivo, gli agrumi, oltre alla rinomata “macchia mediterranea”.
In definitiva le regioni mediterranee presentano una fitta rete di tratti comuni, legate alle
comuni condizioni ambientali e alla frequenza dei contatti e degli scambi. Per cui il
Mediterraneo assume i connotati di una geografia plurale formata da persone, luoghi, storie e
culture che interagiscono e fanno emergere tratti comuni e caratteristiche unificanti e distintive.
Le onde si agitano in superficie mentre il fondo resta tranquillo.
Questi tratti comuni e irregolari consentono di definire un’area culturale e un’unità
antropologica omogenea e distintiva? Secondo una scuola di pensiero la risposta è sì: il
Mediterraneo si può considerare come un’area omogenea aperta all’intercultura.
Ma c‘è anche chi vi individua contesti differenziati: Europa, Magreb, Medio Oriente. Da
questa divergenza discendono profonde implicazioni epistemologiche e politiche. Il
Mediterraneo esprime un’identità plurale, multidimensionale e meticciata che scaturisce da
prospettive incrociate e civiltà accatastate. È proprio il pluralismo delle tante culture che ha
dato vita alla civiltà mediterranea.
Queste peculiarità hanno preservato nel tempo l’unità e l’identità del Mediterraneo, resistendo
alle sfide provenienti dai grandi spazi oceanici e continentali.
Negli ultimi tempi ha fatto irruzione nell’area del Mediterraneo un fenomeno inedito in
gran parte nel passato: è esploso un massiccio movimento migratorio dai bacini meridionali e
musulmani verso la sponda continentale. Le vecchie potenze coloniali sono investite da un
flusso migratorio che l’Europa percepisce come invasione e minaccia alla sua integrità, inducendo
una posizione difensiva e di chiusura. Viene da chiedersi se oggi, come nel passato, si
ripropone lo schema dello scontro di civiltà tra le due sponde del Mediterraneo.
In questo scenario si generano forti tensioni, aggravate dal fatto che alcuni movimenti politici
immaginano l’unificazione del mondo attorno ai valori dell’Occidente assunti come universali
e universalizzabili. Da qui le guerre “umanitarie” nei Balcani e quelle “preventive” in
Asia e in Medio Oriente. A tal proposito occorre ricordare la recente iniziativa della Francia
che ha lanciato il progetto della “Unione per il Mediterraneo”, intesa come “Alternativa
mediterranea”, teorizzata all’inizio del secolo scorso dallo studioso belga Henry Pirenne
(1862 – 1935) e più recentemente dal sociologo francese Fernand Braudel (1902 – 1985).
Per scongiurare pericolose involuzioni storiche e il ripetersi di accadimenti funesti, che la
cronaca quasi ogni giorno ci racconta, occorre vivere questa pluralità non come minaccia ma
come spazio in costante mutamento in cui si può rielaborare il senso di appartenenza e di solidarietà.
L’auspicio è che la pluralità culturale e antropologica, che nell’area mediterranea si sta
amplificando e rimescolando con il flusso migratorio, venga interpretata e vissuta, dai Paesi
continentali che vi gravitano, come una risorsa strategica che si offre in un luogo di cooperazione
privilegiata con l’intento di ricreare le condizioni propizie per uno scambio equilibrato
e rinnovato. Così facendo si realizza uno spazio di mediazione e di neutralizzazione degli
opposti fondamentalismi.
Si tratta, in questo senso, di riannodare i fili della storia del Mediterraneo per recuperare i
tesori sepolti sotto il mare e per ritrovare i tratti più significativi dell’originalità culturale della
civiltà mediterranea.




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