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Data: 31/12/2006 - Anno: 12 - Numero: 4 - Pagina: 38 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

LA BATTAGLIA DELL’ELLèPORO

Letture: 1284               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

La fiumara Gallìpari, la più lunga (18 km circa) tra le otto grandi e piccole che scorrono nel territorio di Badolato, è una realtà, non solo geografica, che nel corso dei secoli ha avuto una funzione di tutto rispetto per l’economia e per altri settori della vita delle popolazioni interessate, prime fra tutte quella di Isca Ionio (a nord) e quella di Badolato (a sud) di cui segna i confini territoriali da monte San Nicola, nell’Appennino Calabrese, al mare Ionio.
In alto le numerose piccole sorgenti che poi a valle formano un considerevole corso d’acqua che si precipita in due belle cascate, quella del Vitello e quella del Romito, quest’ultima, con un salto di 40 metri, tra le più aggressive e le più belle della Calabria. L’acqua dei due salti ha alimentato, dal 1927 al 1962, la Centrale Idroelettrica del Romito, privata, poi acquistata dallo Stato per essere dismessa e oggi irriconoscibile rudere da rattristarsi a guardarla. C’è ancora in loco la struttura della condotta forzata, ma nessuno mai s’è preoccupato di prestarle l’attenzione che quale importante reperto storico merita, nonostante le non poche sollecitazioni del sottoscritto e de “La Radice” finalizzate alla valorizzazione dell’intera area anche a fini naturalistici e turistici. Tutt’intorno la macchia mediterranea che va sempre più impoverendosi e degradandosi perchè non è mai stato adottato un benchè minimo provvedimento di salvaguardia. E poi la pianura: le non più limpide acque del Gallìpari hanno irrigato per secoli centinaia e centinaia di ettari di terreno, producendo, con il sapiente impiego dei contadini dei due paesi limitrofi, la maggior parte del fabbisogno di verdura e di frutta per le nostre popolazioni.
Poi le alluvioni del 1951, e quindi il deserto, e l’abbandono quasi totale delle sue fertili zone pianeggianti, e l’emigrazione di tanta nostra gente.
Poi il porto (“La Radice”, n° 4/1999, pagg. 34 e 35). E la scomparsa della foce. E la perdita di uno tra i più fondamentali elementi della sua identità. E poi il maxidepuratore, con tutti i problemi -sia detto per inciso- che tali strutture qui da noi creano.
Ma il Gallìpari è anche altro.
Sono trascorsi alcuni decenni da quando per la prima volta ho sentito parlare della battaglia dell’Ellèporo, là dove per Ellèporo s’ intendeva Gallìpari. Lessi a suo tempo qualcosa sull’argomento, come si fa un po’ tutti abitualmente, ma con scarso risultato concreto sul piano della conoscenza: nel 389 (?) a. C, la Lega Italiota, guidata da Crotone, si scontrò in una battaglia con Dionisio I di Siracusa alleato di Locri, proprio sul fiume Ellèporo, con la pesante sconfitta della Lega. Ma i più con i quali mi trovavo a parlarne, quasi unicamente a titolo accademico, mi dicevano che secondo la maggioranza degli studiosi l’Ellèporo della battaglia del 389 a. C. corrisponde all’attuale fiume Stilaro, che scorre tra Pazzano e Bivongi. Qualcosa di simile -direi oggi- alla battaglia detta di Punta Stilo, del 9 luglio 1940 (“La Radice”, n° 3/1998, pagg. 33 e 34).
Mesi fa un amico mi ha prestato un libro (Il Tiranno) in cui si legge, tra l’altro, della battaglia dell’Ellèporo, è anzi riportata la pianta con la posizione dei due eserciti, degli Italioti e di Dionisio: sovrapposta la pianta al quadrante della tavoletta topografica I.G.M. della pianura del Gallìpari, la coincidenza è risultata sorprendente, quasi perfetta. Da qui la curiosità di ricercare -da dilettante, s’intende- per saperne di più.
Per cominciare ho rintracciato, via internet, l’Autore de “Il Tiranno” (Mondadori 2003), lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, il quale alla mia richiesta di notizie specifiche ha così risposto: “‘Il Tiranno’ è un romanzo e il suo scopo non è quello di dare comunicazioni scientifiche ma di trasmettere emozioni. Ovviamente chi scrive cerca di restituire, nei limiti del possibile, una situazione ambientale impeccabile. Conto di venire in Calabria...”.
Continuando, apro il “Dizionario toponomastico e onomastico della Calabria”, di Gerhard Rohlfs (Longo Editore, Ravenna 1982, pag. 122) e vi leggo: “Gallìparo (Gallìpparo), dial. Cad@ìpparu, fiume nelle vicinanze di Badolato (CZ), a. 1227 eiV ton kallivpo;ron corrispondente all’antico fiume Ellèporo.”
Da cittadino del terzo millennio, consulto anche internet: “Ellèporo - greco (Ellèporos), antico nome di un fiume calabro (l’odierna fiumara Stilaro), presso cui si svolse un celebre fatto d’armi, durante il quale Dionisio I di Siracusa, nel 388 a. C. , sconfisse la Lega Italiota, assicurandosi il controllo di Caulonia e Reggio.”
Torno al cartaceo e consulto la Guida d’Italia del Touring Club Italiano, Italia Meridionale (Milano 1928, Anno VI, pag. 547): “Lo Stilaro (forse l’antico Ellèporo...”. Ma la stessa Guida, nell’edizione del 1953, alle pagine 331 e 332 così recita: “Valicato il Gallìparo (il classico Ellèporo, ove nel 389 a. C. Dionisio il Vecchio vinse, con l’aiuto dei Lucani, la lega italiota capeggiata da Crotone si avvicina alla costa e si giunge, km 344,7 a Marina di Badolato...”.
Faccio ritorno ai libri di storia per consultare il testo di una studiosa vivente e ancora in servizio quale docente di Storia greca all’Università di Cosenza, la professoressa Giovanna De Sensi Sestito: “...alle truppe italiote che a marce forzate si dirigevano da Crotone verso l’alleata (Caulonia) in pericolo, Dionisio andò incontro, attendendole in schieramento di battaglia presso il fiume Ellèporo, sicchè gli fu agevole annientare l’avanguardia...” (La Calabria in età arcaica e classica, in Storia della Calabria Antica diretta da Gaetano Cingari, vol. I, Gangemi Editore 1988, pag. 282).
Ostinato a volere appurare se l’Ellèporo è il nostro Gallìpari, continuo con il Lessico Universale Italiano della Treccani, ove leggo: “Ellèporo (gr. EllevporoV, lat. Ellepòrus. Nome antico di un fiume della Calabria (l’odierna fiumara Stilaro), presso cui nel 388 a. C. Dionisio I di Siracusa vinse l’esercito della lega italiota.”
Scopro che anche un certo Gino Gullace, in “C’era una volta l’America dei Greci” (AA. VV., Magna Grecia, Torino, pag. 86), identifica l’Ellèporo con lo Stilaro.
Fin qui la sensazione di uno scopiazzamento generale e quindi la forse ovvia confusione sull’identificazione: l’Ellèporo è il fiume Gallìpari (tra Badolato e Isca) a nord dell’antica Caulonia (oggi Monasterace Marina), o lo Stilaro, tra Bivongi e Pazzano, a sud di Caulonia. La sorpresa -se vogliamo- nella lettura di Fran`8Dois Lenormant, che così scrive: “...La battaglia s’impegnò presso Caulonia, sulle sponde del fiume Heloros, (oggi Allero e gli Achei vi subirono una completa sconfitta...”. Diciamo subito che il fiume Allero) scorre anch’esso a sud di Caulonia (tra Placanica e Castelvetere ribattezzata Caulonia, e aggiungiamo che nessuno studioso ha avallato sino ad oggi la versione dell’idronimo Heloros che il Viaggiatore francese avrà trovato in qualche edizione poco attendibile dell’opera di Diodoro Siculo, lo storico cui bisogna doverosamente rifarsi per questo studio.
è tale la frequenza e l’attenzione con cui sono solito consultare le opere del nostro Antonio Gesualdo, che non potevo non riandare alle pagine 5 e 6 con cui inizia la sua “Storia di Badolato dal Medioevo al Novecento” (Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1989). Come ben sanno i Badolatesi, e i lettori de “La Radice”, e chissà quanta altra gente ancora, lo storico Gesualdo difficilmente ha dubbi. Leggendo le due pagine d’introduzione alla Storia di Badolato si coglie anzitutto la certezza, come si conviene ad uno storico che sa veramente il fatto suo: l’Ellèporo è il Gallipari; la battaglia di Dionisio e alleati contro la Lega delle città italiote si combattè sul Gallìpari; la collina su cui si arresero gli Italioti superstiti è quella di Rosàcina. Si legge persino il nome di un centurione, Caio Comino, che “portò in mano gli oggetti sacri in mezzo ai soldati affidando agli Dèi la futura sorte...”. Scrive ancora, il nostro storico, che “gli abitanti di Gallìpari fremevano di sdegno perchè dovevano patire le devastazioni. Un uomo d’età avanzata, coperto di cenci... diceva che gli era stata saccheggiata ogni cosa...”. Non è qui opportuno riportare le intere due pagine di Gesualdo, anche per non privare chi volesse farlo della lettura diretta. Ovviamente Antonio Gesualdo fa le sue citazioni: E. Ciaceri, Diodoro Siculo, L. Pareti. L’amico professore legge sempre e con la massima attenzione questo periodico: se lo riterrà potrà illuminarci, il sottoscritto e tutti i nostri lettori. Certo che non se l’avrà a male se non mi fermo dinanzi alle sue esaustive pagine, io continuo la ricerca, per conto mio e a modo mio, anche al fine di evidenziare alcuni importanti passaggi di questo non facile lavoro. Anche se forse inutile.
E ricomincio con Emanuele Ciaceri (Storia della Magna Grecia - vol. II, Arte Tipografica, Napoli MCMLXXVI, pag. 431 e seg.): “...essendo forse la primavera ed avendo ancora dinanzi a sè la buona stagione (a. 389)... mosse contro Caulonia... e la circondava d’una corona di truppe... e la città cadeva prima che giungessero gli aiuti degli alleati...”. E poi: “...Marciando verso Caulonia, gli alleati (Crotoniati e altri) posero il campo presso il fiume Ellèporo...”. Nella nota si legge: “Nel luogo corrotto del testo diodoreo (XIV 104, 1) erroneamente leggevasi Elwron. Il fiume chiamavasi ’ElevporoV (Polyan, V 3, 2) o meglio ’EllevporoV (Polyb, I 6, 2). Si ritiene corrisponda all’odierno fiumicello Stilaro (v. Nissen Ital. Landesk. II p. 949); ma non si può escludere che sia l’odierno Gallìpari, posto a 20 km più a nord, come comunemente s’è tratti a credere dalla rassomiglianza del nome...”.
Ultimo a scrivere sull’argomento, che noi sappiamo, è stato il professore Graziano Raco, di Monasterace (KAULONIA, Arti Grafiche Edizioni, Ardore Marina 2000). Riportando quasi alla lettera il testo di Diodoro Siculo così scrive: “Aveva già questo esercito (gli Italioti) fatta gran parte del cammino e poneva gli alloggiamenti presso il fiume Eloron...”. E poi nella nota: “Il fiume chiamato da Diodoro Siculo ‘Eloron’ fu scambiato dagli storici Lenormant e Nissen con ‘Eleporos’ (odierno Allaro)... a circa 12 km a sud di Caulonia.”. Non si può negare, in verità, che manchi un po’ di confusione negli scritti di chi sino ad oggi si è interessato alla battaglia dell’Ellèporo e all’identificazione di tale fiumara. In qualche caso lo studioso non si pronuncia per nulla, magari con la scusante -anche questo abbiamo letto, ed è comprensibile- che Diodoro non scende nei particolari.
Supportato da un paio di amici che più di me hanno dimestichezza con la filologia e con la lingua greca, nella speranza di fare un po’ di chiarezza ho consultato i testi originali.
Ecco cosa scrive Polibio (205-120 a. C.): “Era il diciannovesimo anno dopo la battaglia Egospotami (405 a. C.)... quando Dionisio il Vecchio -vinti i Greci stanziati in Italia presso il fiume Ellèporo- assediava Reggio...” (Storie, I, 6 -Ediz Loeb library, Cambridge, Mass - London 1992 - 27). Anche Polieno (II sec. d. C.) scrive Elèporo in Stratagemmi (I, 5: Agathocles, com. 2).
In un atto del 1227, steso dal Notaio Filippo de Naso, a proposito di alcuni terreni “in agro Badulati” viene menzionato il fiume KallhporoV (pron. Kalliporos). Si noti che la stessa data, 1227, è riportata anche da Rohlfs (E. Trinchera, Syllabus graecarum membranarum, Neapoli 1865, pp. 380-382).
Non sembra inopportuno citare ancora il dizionario “Classical Gazzetter” di William Hazlitt in cui si legge (pag. 145) Elleporo = Calipari.
Dovrebbe essere ormai assodato che Diodoro Siculo (90-20 a. C.), storico greco nato in Sicilia e vissuto a Roma, autore della Biblioteca Storica (40 libri), quando scrive della battaglia del 389 a. C. tra la Lega Italiota e le truppe di Dionisio il Vecchio la pone sul fiume Ellèporo e non Heloron, e che l’Ellèporo si identifica con il Gallìpari, fiume al confine tra i territori comunali di Isca Ionio e di Badolato. Giacchè l’Allaro e lo Stilaro sono tutt’e due fiumare a sud di Kaulonia, sarebbe quasi puerile pensare che l’esercito della Lega sia andato a scontrarsi con Dionisio dopo averlo oltrepassato mentre era intento all’assedio. (Concetto validamente espresso anche da Graziano Raco che, però, rifiuta l’idea dell’Elleporo).
Ma la battaglia avvenne proprio nella pianura del Gallìpari?
Leggiamo l’autorevole Diodoro: “...Dionisio (alleato di Locri) lasciò Messena e con le sue forze passò a porre l’assedio a Caulonia (della Lega Italiota). Gli Italioti, quando seppero... radunarono anch’essi degli eserciti... a Crotone che era la più popolata e conteneva moltissimi esuli siracusani... ed elessero comandante il siracusano Eloride.... Che mosse con tutte le sue forze verso Caulonia. E credeva che con la sua apparizione avrebbe fatto cessare l’assedio... Aveva 25.000 fanti e circa 3.000 cavalieri.
Quando avevano percorso la gran parte della strada e si erano accampati presso il fiume Eleporo, Dionisio si ritirò dalla città (Caulonia) e affrontava gli Italioti. Eloride con i 500 migliori precedeva l’esercito. Dionisio si trovava accampato a 40 stadi (uno stadio corrisponde a 177,60 metri) dagli avversari; e, saputo da esploratori che i nemici erano vicini, all’alba radunò l’esercito e lo condusse avanti e non concesse ai nemici neppure un attimo di tregua. Eloride, trovandosi in grave difficoltà, inviò all’accampamento alcuni amici fidati con la raccomandazione di sospingere alla battaglia la maggioranza (dell’esercito). Costoro eseguirono in fretta... (e i suoi) corsero sollecitamente in aiuto; ma Dionisio, spiegato tutto l’esercito, li accerchiò e, nonostante Eloride e i suoi si battessero coraggiosamente, li annientò quasi completamente... Mentre molti nella fuga lungo il piano venivano uccisi, la massa si rifugiò sopra una collina, che era forte contro un assedio, ma senz’acqua e che poteva facilmente essere assediata dai nemici... Il giorno dopo per il caldo e la mancanza d’acqua quelli che prima erano fuggiti (sulla collina)... mandavano messi a Dionisio... che impose di deporre le armi e consegnarsi al vincitore... si consegnarono all’ottava ora... erano più di 10.000...”. (Biblioteca Storica, XIV, 104).
Forse qualche storico ricostruirà un giorno la battaglia fratricida dell’Elleporo, combattuta nel 389 a. C. E forse qualche giorno le Autorità a ciò preposte disporranno scavi per trovare i resti delle ossa degli Italioti e dei Secilioti che il tiranno siracusano, con un atto di umanità, fece seppellire sul campo di battaglia, dopo aver fatto salva la vita ai prigionieri. Noi ci siamo limitati, dopo attenta lettura del testo di Diodoro, a percorrere in automobile il tratto di strada (oggi S.S. 106) che dalla pianura del Gallìpari arriva a Kaulonia (cioè, Monasterace Marina): il contachilometri ha segnato 7 chilometri e 100 metri, cioè 40 stadi, nell’attuale abitato di Santa Caterina Marina, dove oggi -poco più poco meno- si trova il sottopassaggio per mare. Secondo le nostre conclusioni l’accampamento della Lega era sul Gallìpari, ma la battaglia avvenne nella pianura che poi ha preso nome di Sant’Antonio in Santa Caterina Marina. (Conclusione alla quale è pervenuto, attraverso altra analisi, anche lo scrittore Graziano Raco (Opera citata, pag. 64).
E la collina senz’acqua, su cui si rifugiarono gli Italioti superstiti e poi prigionieri, è, molto probabilmente u Petrùsu, oggi con acqua, ma fattavi arrivare dalle viscere della terra con la trivellazione.
Vorremmo aggiungere che tale conclusione è suffragata da altri elementi, concreti, significativi, certi. Ma che per ora lasciamo nella penna, anzi no, nel computer.

(Si ringraziano i numerosi amici che, brevi manu o per posta o via e-mail, dall’Italia e persino dall’America, hanno con me collaborato fornendomi testi, idee, suggerimeti e validissimi stimoli.)


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