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Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 26 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

L’AIA

Letture: 1188               AUTORE: Nicolina Carnuccio (Altri articoli dell'autore)        

Mia madre raccontava che quando lei era bambina non erano ancora arrivate le trebbie sull’aia. Le donne andavano nei campi dove il grano mietuto era raccolto in covoni e delicatamente, per non perdere chicchi, sollevavano i fasci di spighe e ne riempivano grandi lenzuoli. Li annodavano agli angoli e “se li aiutavano” in testa e camminavano a lungo nei viottoli, col peso che quasi impediva la vista.
Finalmente arrivavano all’aia (le aie a quei tempi si facevano con creta bagnata a lungo battuta). Versavano a terra le spighe e le disponevano a ruota e due paia di buoi passavano e ripassavano sopra. I chicchi lasciavano le spighe ma poi si doveva levare la pula. Le donne si affidavano al vento che portava lontana la paglia lasciando il grano pulito. Capitava però che per l’intera giornata il vento non si facesse sentire. Allora aspettavano, passando la notte sull’aia, che il vento tornasse. Anni dopo arrivarono le trebbie, le donne non fecero più tanta fatica, ma continuarono a portare coi lenzuoli le spighe sull’aia.



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