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Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/03/2006 - Anno: 12 - Numero: 1 - Pagina: 13 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

L’ITALIA DI CUI NON DIREMO

Letture: 947               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

Noi non diremo, neanche questa volta, in quest’angolo del periodico, se l’Italia è sempre più americana e vaticana o è campione di indipendenza e di laicità; non diremo se è in guerra o gode di un bel periodo di pace; non diremo se si pone sul pianeta come provocatrice di terrorismo o è nobile esempio di tolleranza, di rispetto, di amore; non diremo se lo Stato è al servizio di una o di più persone o gruppi o è, invece, sovrano e autorevole nell’interesse di tutta la Nazione; non diremo se corre in avanti sulla via dello sviluppo globale e della piena democrazia o se veramente sta avvicinandosi all’Argentina, come sostiene qualche autorevole organo della stampa internazionale (con tutto il rispetto per quella nobile terra); non diremo se c’è in atto un processo di delegittimazione di magistratura sindacato e stampa o si tratta, invece, di ignominiose calunnie; non diremo se è aumentato il divario tra Nord e Sud della Nazione e così la forbice tra ricchi e poveri o la povertà è prossima a sparire e il Sud va quasi gareggiando con il sazio Nord-Est; non diremo se i giovani guardano con angoscia al futuro che non garantisce né lavoro né casa né famiglia o la vita si presenta loro comoda e rosea. Non diremo, insomma, se è vero che questo nostro Paese -e non solo- procede a passo di gambero, come sostiene un mostro della cultura contemporanea.
Tutte queste cose non le diremo per due precisi motivi: perché non vogliamo che qualcuno ci accusi di scrivere di cose che non ci interessano perché esulano dalla sfera di competenza di un periodico “locale”; e perché si tratta di realtà che sono sotto gli occhi di tutti, e ognuno può vedere, nonostante numerosi telegiornali nostrani e comunicazioni varie a cura di Istituti di indagine e di statistica.
Diciamo, invece, delle ferrovie, in particolare della tratta che più da vicino ci interessa, la Reggio Calabria-Taranto. Detto in chiaro, sono un’offesa alla dignità degli Italiani, dei Calabresi e soprattutto di noi che viviamo nei territori compresi tra Melito Porto Salvo, Catanzaro Lido e Lamezia. Come funzionano lo sanno tutti, anche il Presidente della Repubblica. E se non lo sa la colpa non è nostra. E neanche del Vescovo di Locri che è sceso con la gente sui binari, per protestare, in modo deciso e concreto. E lo sa anche il manager (bella parola!) profumatamente strapagato per dirigere Trenitalia, il “migliore” sulla piazza italiana e tra i migliori in Europa, è stato detto. Treni che non ci sono o vengono soppressi; stazioni che vengono saltate; coincidenze che non vengono realizzate; informazioni inproponibili o spesso imprecise; biglietterie rare e a singhiozzo; tempi di percorrenza più lunghi che in un deserto dell’Africa. E poi Sindaci che neanche se ne accorgono. E se Franco Nisticò glielo fa notare con tutta la rabbia che ha in corpo loro continuano… a realizzare i propri progetti. E così i rappresentanti delle altre Istituzioni. Si era detto che il 9 aprile si sarebbe fatto un falò con le tessere elettorali, ma non si leggono in giro proclami. Sino a quando?!


L’ITALIA DI CUI NON DIREMO - Vincenzo Squillacioti
L’ITALIA DI CUI NON DIREMO - Vincenzo Squillacioti

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