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Data: 31/03/2007 - Anno: 13 - Numero: 1 - Pagina: 4 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

QUANTI GRECI E ROMANI!

Letture: 1224               AUTORE: Ulderico Nisticò (Altri articoli dell'autore)        

Tra l’area archeologica di Roccelletta, che è la greca Scillezio e la romana Scolacio, e Monasterace Marina, che è Caulonia, corrono 45 km di 106, che corrisponde al dromos, poi forse l’Aquilia. Sono 242 stadi greci, 25 miglia romane. Una legione le percorreva in un giorno di marcia normale, ma per un mercante, un contadino, un viandante è una distanza eccessiva per supporre che, lungo il cammino, non incontrasse paesi, ville, posti di ristoro. È del resto ovvio che ogni centro urbano importante sia circondato, per la natura delle cose, da periferie, suburbi, centri minori.
La stessa estensione di Scolacium intesa come entità amministrativa più che come cinta urbana, doveva essere ampia, dal Corace alla Coscia di Stalettì.
Nella valle del Corace incontriamo toponimi prediali come Settingiano, Gimigliano, Gagliano, poderi di un Septimius, un Geminius o Gemilius, un Gallius; e indizi di una strada romana: Miglierina, Migliuso, Marcellinara.
Di fronte a Scolacio, e ad essa complementare, Teira o Teura e l’ager Teuranus, Tiriolo.
Ai piedi del monte Moscio, presso la torrefazione, si lasciano vedere a cielo aperto cocci e ceramiche di età imperiale. Secondo gli storici antichi, doveva aver luogo una Tale o Cale o Colonna.
Da questo sobborgo di Scolacio partiva forse quella strada Trasversale (allora!) segnata nella Tabula Peutingeriana, che, ricordata ancora a Stalettì come Via Grande, dalla Paladina (Palatina, Palatia?) attraverso le attuali S. Vito e Chiaravalle si gettava sul Tirreno ad Aquae Angiae, e conduceva a Vibo Valentia. Lungo l’arteria sorgevano senza dubbio stazioni e insediamenti. Forse il mito di Santa Najjara, una fonte, ricorda le Naiadi.
Il navifrago Scilaceo è ricordato da Virgilio per il viaggio di Enea, e sembra essere Copanello. Si racconta di resti venuti alla luce... e subito dopo ricoperti per sempre da cemento. Sfuggì a questo destino la minuscola chiesa di S. Martino, forse dei tempi di Cassiodoro.
A Montepaone Lido sorge (o sorgeva?) un edificio probabilmente antico detto “Rorhu”, Rotondo, che potrebbe essere stata una villa romana con parte dominica e attorno casolari rustici: un modello assai diffuso sotto l’Impero. Speriamo ci sia ancora.
La tradizione di Aurunco farebbe della stessa Montepaone un insediamento di questo ribelle popolo deportato da Roma nel Bruzio. Località Runci si trovano frequentemente, ma potrebbero significare grano da falciare.
Dopo una scogliera non molto ospitale, ecco Poliporto. L’esistenza di questa località grecoromana sulla spiaggia di Soverato è fuori da ogni dubbio, comprovata dalle osservazioni ogni forte mareggiata, certificata ufficialmente da studi della Sovrintendenza. Sono del 1925, in seguito, silenzio! Nel 1916 vennero trovate le 14 monete che sono nel Museo reggino; qualche anno dopo, una tomba romana a Mortara; di recente, una casa greca del IV sec. a.C. sulla Panoramica.
Un quartiere di Soverato “Vecchio” fu detto Lo Romano, e nelle stesse costruzioni medioevali sono stati riscontrati mattoni antichi. Una contrada di Soverato si chiama Ceramidìo.
Satriano è un buon nome latino, presente due volte in Lucania, e può far pensare ai poderi di un Satrius; o a terra seminabile.
Di ritrovamenti casuali si narra in Davoli. Sappiamo dei meritori tentativi di scoprire Sanagasi in agro di Isca.
Sembra essere un acquedotto quello che scorre in Badolato presso la Pietra del diavolo. Questa stessa, con le sue figure geometriche, attesta una presenza umana assai antica.
Quale dei nostri fiumi era l’Elleporo, lungo il quale Dionisio batté gli Italioti? Ne abbiamo scritto e il direttore e io, e, per ora, basti.
L’area di Caulonia dovette essere ampia, ed estendersi tra le attuali province di Catanzaro e Reggio. L’alta montagna brulla che sovrasta il promontorio detto da Plinio Cocinto, e dove sorgeva il Consolino Castro, venne detta Stilo forse nel senso di roccia; e le sue chiese si ornarono di colonne classiche.
Tracce di una fortezza, e tombe in località Campoli, attestano presenze antiche in quel borgo che rifiutò il glorioso nome di Castelvetere. Queste e quanto emerge in Gioiosa, con la villa del Naniglio e altro, richiamano le località di Subsicivio e Miste.
Locri rimase prospera anche in età romana, e abitata fino al IX secolo, sebbene già in gran parte sostituita da Gerace. Da lì a breve tratto, la grandiosa villa di Casignana.
Ce n’è a sufficienza per tracciare una sintetica mappa del territorio scilletino, cauloniate e locrese in età antica, evidentemente così popolato; e materia per studi e, magari, saggi e scavi, se qualcuno di dovere si lascerà commuovere.
Ci sarebbe da parlare di Castra Hannibalis e del Golfo settentrionale: ma di questo, un’altra volta.



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