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MOSTRA “ARTE E FEDE” A GERACE Presente anche una delegazione di Badolatesi
Autore:Guerino Nisticò     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2006 - Anno: 12 - Numero: 4 - Pagina: 17 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

TAGGHJATEHRU

Letture: 1216               AUTORE: Antonio Fiorenza (Altri articoli dell'autore)        

E' questo uno dei personaggi pi significativi degli anni Quaranta, rimasti bene impressi nella mente di quanti della mia generazione abbiamo avuto modo di conoscere, in Badolato: un pezzente, simbolo della miserabile quotidianit, ma amabile e rispettoso!
Il pi povero dei poveri, viveva in un sottoscala -catojihr1u-, dormiva su un giaciglio di paglia, indossava sempre gli stessi abiti, alquanto consunti, impregnati di un palmo di loia, bene in evidenza, specie nelle giornate di sole!
Non disponeva che di un misero tavolo e di una sedia sgangherata, neppure di un focolare, perch girovago; portava con s una scodella, una specie di gavetta militare e uno zaino a tracolla, in cui si trovavano cucchiaio, forchetta, contento sempre di consumare quel poco o tanto che gli veniva offerto dalle famiglie, senza mai infastidire alcuno, perch nel suo atteggiamento si notava un non so che di dignitoso che tradiva uno spirito libero, pur consapevole delle sue condizioni.
Antonio era il suo nome, noto ed apostrofato come Mastrantni, in quanto pare che da giovane esercitasse il mestiere di calzolaio; ciabattino, certamente!
Alto di statura, corporatura regolare, di carnagione bianca, su cui si manifestava bene la sporcizia cosparsa sulla cute - u cuttunnu- fronte spaziosa, occhi vispi, capelli folti e crespi, barba incolta, baffi rilevanti, con in capo, sempre, un cappello nero di feltro (?), lo incontravi per le vie principali del paese, ogni giorno su Corso Umberto, soprattutto, lungo chjazza e pendna, da San Nicola al Fosso.
Quando lo apostrofavi, rispondeva con unumilt disarmante che lasciava pensosi tutti, anche noi ragazzi, che spesso lo incontravamo per le strade, sovente in Piazza San Nicola, alluscita dalla Scuola, plesso via Credaro.
Non era petulante n chiedeva lelemosina, ma lo stato di bisogno, dello strettamente necessario per la sopravvivenza, era tale che spingeva le famiglie, le generose famiglie di Badolato, non solo le aristocratiche, a ospitarlo in casa, ben felici di offrire un piatto caldo di minestra, un pezzo di pane e un buon bicchiere di vino.
Tirava cos a campare alla giornata e, una volta che aveva mangiato, se invitato da altri, ringraziava, dicendo di essere a posto, perch la Provvidenza aveva pensato per lui, in quanto, per Mastrantni, le case dei Badolatesi erano sempre aperte, anche nellora di pranzo.
Una tale figura di pezzente, dal contegno rispettoso, composto, sempre dignitoso, mai servile, ieri, inconcepibile, rappresentava un aspetto della societ contadina, della vita di quella parte della popolazione -pochi, in verit!- che viveva nellestrema miseria, gente povera, dalla situazione economica molto precaria, in cui si identificavano molte facci ambucciti!
Anche per lui suon un bel giorno la campana a morto e, con funerali a spese del Comune, -cassa di quattro rozze tavole di legno- fu seppellito in una fossa comune, nel cimitero di Badolato, rimanendo del personaggio, sempre vivo nella memoria, il ricordo della povert e della squallida miseria, vissuta con una certa dignit!
Soverato, Commemorazione dei Defunti, Anno 2006.


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