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Autore:Mario Ruggero Gallelli     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2005 - Anno: 11 - Numero: 4 - Pagina: 45 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

UNA PARTICOLARE FIACCOLATA

Letture: 1019               AUTORE: Tota Gallelli (Altri articoli dell'autore)        

Il due novembre non era ancora l’alba, quando, finita la celebrazione della Messa di suffragio per i defunti, tutti i presenti uscivano dalla chiesa con le candele accese. Preceduti dal sacerdote e recitando le preghiere si recavano in processione al cimitero percorrendo il tratto della strada provinciale per salire poi “da petta ’e l’àngiali”.
Arrivati al cimitero continuavano il giro tra le tombe, deponendo le candele sulle tombe dei propri cari; il sacerdote poi andava a celebrare la Messa nella chiesetta del cimitero. Durante il giorno si davano offerte ai monaci del convento che si soffermavano presso le tombe per recitare dei salmi.
Le tremule fiammelle ad una ad una si spegnevano lasciando per terra la cera, che all’indomani veniva raccolta da ragazzini: la più pulita la utilizzavano loro stessi per fare nuove candele, quella più imbrattata di terra la vendevano ad uno del paese. A quei tempi nulla andava perduto.


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