Data: 30/09/2005 - Anno: 11 - Numero: 3 - Pagina: 33 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Vito Maida: Un pensiero, un ricordo. |
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AUTORE: Antonio Fiorenza (Altri articoli dell'autore)
Ora che si sono spenti i riflettori, ma sempre presente il ricordo e viva la memoria, ritengo doveroso riportare un pensiero, un ricordo affettuoso per Vito Maida, l’amico di tutti, cordiale e affettuoso, che affido a “La Radice”, la rivista tanto apprezzata dallo stesso, e al cui Direttore è toccato, come detto nella Presentazione, raccoglierne l’eredità, pubblicando il volume Spine e Spighe, una raccolta di significative poesie, per impostazione, ordinazione e sequenza molto vicino alla sensibilità di Vito. Uomo semplice, dall’acuta sensibilità, dalla profonda intuizione, dalla grande umanità: doti non comuni in una personalità dalla grande statura morale, dalla nobiltà e bontà d’animo, che fanno di Vito un Uomo Grande ed un Poeta degno di ammirazione, esemplare modello di imitazione per le sue qualità umane e virtù sociali, in un’epoca di crisi di valori, in cui l’Uomo sembra abbia smarrito la propria identità risucchiata nel globalismo. Discreto, garbato, fortemente espressivo, nel suo silenzio eloquente, parlava quasi sommesso, col cuore generoso e l’animo sincero di un amico, che confidenzialmente, a volte senza riserve, aveva qualcosa da parteciparti o meglio comunicarti, nel doloroso viaggio della Vita alla sempre affannosa ricerca “di quegli elementi fondanti sui quali non indugiare, ma da cui ripartire per tentare nuove possibili provvisorie conquiste”. La sua poesia avvince e convince, fa riflettere, lascia pensosi, per la profondità di concetto, per la carica di umanità, per suggestione di immagini, per incisività di espressioni, ricchezza di sentimento. La morte prematura ha spezzato le ali al suo estro poetico, ma Vito resta sempre vivo in tutti noi, presente nel ricordo, soprattutto dopo la bella pubblicazione, dall’ottima veste tipografica, della raccolta delle sue significative poesie Spine e Spighe dall’emblematico titolo, pregnante di significato, dato da una delle poesie, forse la più bella, che bene evidenzia la sensibilità e la consapevolezza di una vita vissuta tra gioia e dolore, più dolore che gioia, sofferenze, ricerca di affetto che egli riversava, con grande slancio di amore e di generosa affettuosità, sui familiari -la madre, soprattutto!, le sorelle- gli amici, i molti amici, il prossimo, gli altri... affidando anche al canto i sentimenti di commozione, i moti dell’animo, in quel gruppo di amici che costituivano il Complesso “I figli di Calabria”, di cui Vito faceva parte. È toccato a Vincenzo Squillacioti raccoglierne l’eredità, come dicevamo, persona molto vicina a Vito, per sensibilità e per quell’ istintivo bisogno di indagare, scoprire qualcosa di non facile definizione, nel grande mistero della Vita, nell’Universo Infinito; ricerca -scoperta di Dio? rafforzamento della Fede- più accentuata in Vito, nel misticismo capace di soddisfare la ricerca della propria identità in una Società in cui sembra che l’Uomo abbia perso la Via Maestra! Ricordo la bella esperienza vissuta tra Stilo e Bivongi, con Vito e Vincenzo ed altri amici, in occasione della venuta in Calabria di Sua Benignità Bartolomeo Primo, per il centenario di San Giovanni Therestì. In quella circostanza ho avuto modo di conoscere Vito più da vicino e sono rimasto colpito dalla sua profonda umanità, dalla discrezione, dall’intimo bisogno di raccoglimento che egli confessava di avere più volte trovato in quella pace del monastero, conversando con padre Kosmas, in quel silenzio del colle, all’ombra del monte Consolino, in mezzo agli uliveti, a contatto con la Natura, in cui l’animo, conciliandosi con se stesso, si innalza a Dio Creatore, principio e fine di ogni cosa. Vito amava parlare poco, preferiva ascoltare, e molto attentamente, intervenendo nella conversazione con discrezione: l’apporto di sempre apprezzabili contributi rendeva stimolante e molto interessante il dialogo, che verteva quasi sempre su temi impegnativi. Nella raccolta Spine e Spighe è bene evidente questa profondità di concetto, una ricchezza di sentimento, che connota la pur debole quanto forte personalità. L’avere trovato in Squillacioti, poi, un animo sensibile, un’affinità elettiva, uno spirito consentaneo, ha contribuito a rendere la pubblicazione, nell’impostazione, scelta ed organizzazione in sequenza delle poesie e metodologia, per congenialità, molto vicina al modo di operare di Vito. Nel complimentarci col padre adottivo, curatore dell’opera Professore Squillacioti e con i componenti dell’Associazione “La Radice”, ci congratuliamo col Professore Barbuto per la puntuale appassionata analisi testuale, che ha messo a fuoco particolari significativi aspetti della sofferta intuizione di Vito, ritenendo di avere anche noi contribuito con questa modesta riflessione ad onorare la memoria di Vito Maida, una personalità da non dimenticare.
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