In “Sesso e Paradiso” (Iride Rubbettino), che arriva dopo “Ritorno in Calabria” e “Viaggio a Gerusalemme”, Salvatore Mongiardo, andreolese, residente a Milano, che, come tanti calabresi, appena può torna nella sua Sant’Andrea, si manifesta attento e critico osservatore di una realtà, quella della Calabria degli anni ’’50, una realtà che con difficoltà riesce a scrollarsi di dosso e che solo scrivendo egli vede nella sua luce giusta.
Un adolescente che la madre destina alla vita sacerdotale, il Seminario, i tanti personaggi che ruotano attorno a lui, personaggi della vita quotidiana e del mondo ecclesiastico (molti riconoscibili per chi è di questa zona), il piccolo paese dove tutti conoscono tutti e dove è imperante il tabù del sesso, la scelta finale alla ricerca di <>.
è questo il mondo di “Sesso e Paradiso”, i due termini che sembrano decisamente antitetici e che finiranno, nel lavoro di Mongiardo, col ricomporsi nella scoperta che <>, <>.
Per capire come lo scrittore arriva a questa conclusione, bisogna leggere e soffermarsi su quanto ha tormentato per anni il giovane seminarista: cos’è il sesso, è l’inferno o il paradiso, è sogno o trasgressione, può dare felicità o creare angosce?
In un linguaggio scorrevole, nel quale s’inseriscono al punto giusto frasi, detti e modi di esprimersi in dialetto andreolese, Mongiardo ha scritto una storia nella quale molti, seminaristi o no, si riconosceranno ed ha raggiunto quasi l’espressione poetica nella dedica finale alla mamma, dedica finale, non iniziale come in quasi tutti i libri... e a noi pare di aver capito il perchè di questa scelta.
La scrittura ha permesso al nostro corregionale di <> da fardelli pesanti che risalgono all’adolescenza, forse all’infanzia, ora può parlare alla madre e della madre (inizio e fine di ogni nostro percorso) con lucidità, ma con tenerezza.
Un libro da leggere dunque, in attesa del prossimo lavoro del nostro, magari un lavoro che parli della madre...