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UN AFFRESCO: UN RECUPERO
Autore:Vincenzo Squillacioti     Data: 30/04/2019  
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Data: 31/12/2023 - Anno: 29 - Numero: 3 - Pagina: 11 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

ANCORA DI MUSEO DOPO TRENTAQUATTRO ANNI

Letture: 131               AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)        

Non sappiamo se e quanti Badolatesi hanno pensato ad un Museo in Badolato, ma noi ab
biamo cominciato a pensarci nel 1990, quando Assunta Larocca, dopo essere stata a visitare
con la sua scolaresca il Museo della civiltà contadina e artigiana di Capistrano, ci ha proposto
di fare la stessa cosa a Badolato, avendo anche noi le condizioni e il materiale occorrente. Da
qui i numerosi incontri da cui è nata l’Associazione culturale “La Radice”, istituzione indi
spensabile per avviare il lungo percorso per arrivare al Museo. Ci siamo messi al lavoro fin da
subito, e oggi le tessere museali realizzate in tutti questi anni sono fruibili sul territorio, urbano
ed extraurbano, ma un Museo, una Istituzione dotata di atto formale, di norme, di strutture
funzionali, di personale in attività continuativa… ancora non c’è. Non ci siamo ancora riusciti!
Pur se va senz’altro detto che, insieme ad altre Associazioni abbiamo positivamente stimolato
l’Amministratore comunale con cui abbiamo presentato al momento dovuto un formale pro
getto di massima, che è stato approvato e…finanziato. Ci siamo! Ma non sappiamo quando lo
storico Palazzo Menniti, donato al Comune dalla Famiglia Scuteri a scopi sociali, ospiterà il
Museo di Badolato, non grande,
per il momento, ma ben studiato e
caratteristiche strutturali e quindi
funzionali tali da rispondere ade
guatamente ad un mondo vertigi
nosamente -e forse anche malde
stramente- in cammino.
Il Museo Diffuso Comprenso
riale, di cui coltiviamo l’idea da
decenni, partecipato con scritti e
con Convegni a gente del popolo
e a responsabili di pubbliche Isti
tuzioni, s’avvia a diventare un’u
topia. E forse nel realizzando mo
derno Museo di Palazzo Menniti
non ci sarà lo spazio per “ospita
re” le tessere museali mobili della
civiltà contadina e artigiana che a
centinaia abbiamo recuperato, anche con spese personali, e ancora dormono nei magazzini.
Relativamente al tipo di Museo in cui si espongono semplicemente oggetti poveri di una
civiltà da alcuni detta subalterna, pur correndo il (non) grave rischio di scrivere ciò che abbia
mo scritto e/o detto anche noi altre volte, ci piace qui riportare alcuni pensieri di uno studioso
d’Arte e grande cultore dell’antiquariato, Mario Praz (Roma, 1896 - 1982) la cui “Casa Mu
seo” è oggi un prezioso gioiello nel Centro Storico di Roma.
“.....non ha mai potuto o voluto aprire un museo delle arti minori, come ne esistono all’e
stero (ricordiamo i più insigni del genere il Victoria and Albert di Londra, e il Musée des Arts
Décoratifs di Parigi...... Quando da noi si penserà a organizzare un museo di questo genere
sarà troppo tardi come è successo pel Museo delle Tradizioni Popolari dell’EUR, che illustra
solo in minima parte una ricchissima produzione artigianale andata dispersa...... mentre solo
l’amore di qualche maniaco può salvare gli oggetti d’artigianato, la cui destinazione ultima è
pei contemporanei preminente, mentre il giudizio dei posteri, se convenga o meno tali “calie”
diviene di meno in meno favorevole col diffondersi dei criteri americani di buttar via tutto ciò
che non serve più e con l’abbandono dell’antico uso di trasferire nella camera degli impicci,
(che del resto non esiste più nelle anguste case moderne...... In Australia in un piccolo museo
di provincia ho visto conservata perfino una bottiglia di gassosa col pallino come oggetto, da
noi non sarebbe stata esposta neanche al mercato di Porta Portese......”
Sarebbe forse giunta l’ora, per noi, di prendere atto che è così, convincerci, infine, che sia
mo noi quei maniaci che accolgono cianfrusaglie considerandole oggetti da Museo. Dovrem
mo forse buttare nella spazzatura gli aratri in legno, i verricelli da palmento, i gioghi dei buoi,
le madie della massaia, e le seghe dei falegnami, e la bordatrice dello stagnino… Oppure, se
siamo “maniaci”, niente ci vieta di seguire le orme di Don Chisciotte.


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