Data: 31/08/2021 - Anno: 27 - Numero: 2 - Pagina: 16 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
CATANZARO DALLE ORIGINI ALLA MONARCHIA NORMANNO-SVEVA |
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AUTORE: Michele De Luca (Altri articoli dell'autore)
CATANZARO DALLE ORIGINI ALLA MONARCHIA NORMANNO-SVEVA Un’opera di Mimmo Montuoro (Siamo veramente lieti di ospitare l’interessante polivalente recensione che segue, e per più motivi. Intanto perché si tratta di un libro di Mimmo Montuoro, che non conosciamo personalmente, ma del quale sappiamo, tramite cari amici comuni, il suo notevole e qualificato impegno per i problemi culturali, della nostra terra in particolare. Lieti, inoltre, per la firma dell’amico Michele De Luca, del quale ormai da oltre un ventennio abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare la versatilità e la profondità delle sue continue ricerche che vanno dal campo linguistico a quello etnografico, antropologico, ecc.: ne è prova, se ce ne fosse bisogno, la sua vasta produzione letteraria. Lieti, infine, perché nel libro di Montuoro si cita Badolato in un episodio risalente alla nascita del borgo, nel quale, in verità, ci era già capitato di imbatterci nel corso di alcune letture: ci fa piacere che il non marginale privilegio della donazione del 1114 tramite Lanuino appaia in questo particolare contesto. Ndd) Non mi occupo, generalmente, di storia medievale, ma devo essere sincero, la dedica dell’A. mi ha indotto a proseguire la lettura, perché in essa era contenuto un elemento distintivo dei calabresi. Essa diceva: «A mio fratello Totò che mi ha imparato ad amare i libri». Ebbene, quell’imparato, che ha per noi la doppia valenza di ‘insegnato’ e allo stesso tempo ‘imparato’ – chissà quante volte corretto con la matita blu dai maestri d’un tempo! – è, a nostro giudizio, un modo distintivo di porsi di fronte agli altri! E se qualcuno storce il muso sappia che fu usato perfino dall’illustre linguista Teodoro Cedraro, commentando la voce ràffiu: «(indice per insegnare i fanciulli) è corr. e metaf. del gr. lat. “gráphium”, stilo, stiletto. Quindi gli adagi popolari: “t’agghiu misu lu raffiu ’mmanu”, ti ho imparato i primi rudimenti, ma per lo più, del leggere e scrivere, “tu m’aja mitti lu raffiu!” tu mi devi far da maestro» [Ricerche etimologiche su mille voci e frasi del dialetto calabro-lucano, Napoli, Stab. tip. letterario di L. De Bonis, 1885, p. 100]. Domenico Montuoro c’informa – nel suo accurato libro Catanzaro dalle origini alla monarchia normanno-sveva, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2021 – che il conte Giosphre ‘Goffredo’ di Loritello e la contessa madre concessero, con un privilegio rilasciato il 14 gennaio 1114, tramite il maestro Lanuino, all’eremo di Santa Maria della Torre, in Calabria, «due parecchiate di terra aratoria», vigne e villani posti nel territorio di Badolato, vicini a quelli in precedenza donati dal padre Rodolfo e dalla madre Berta. I beni servivano per rendere funzionale il monastero di S. Iacopo di Montauro in cui si formavano i novizi destinati a condurre una vita eremitica e claustrale. E non solo! Perché la donazione prevedeva pure l’assistenza e il ristoro agli anziani e «agli acciaccati di diversi malori». Una generosità inconsueta, in un’epoca in cui la povertà e le malattie erano diffuse dovunque! Dell’anfizona di Badolato Montuoro scrive: «Nei dintorni di Badolato, ancora ai giorni nostri è presente il toponimo Isca (Isca sullo Ionio), cui secondo i glottologi, si può attribuire il significato estensivo di “Isola”». Per comprendere il passaggio da ‘Isca’ a ‘Isola’ – di cui, in nota, Montuoro riporta una sommaria descrizione – bisogna interpellare uno dei più illustri linguisti italiani, Carlo Battisti, che alla voce ‘ischia’ (come la famosa isola), scrive: «f. ant. (XIV sec., a Orvieto); isoletta nel fiume; terreno coltivato lungo il fiume; lat. tardo īsla (ī(n)sula), vedi ‘ìsola’), di area it. merid. (cfr. il top. Īschia, a Napoli) e sett., trent. ìsc’ia (anche come toponimo). la v. lat., di etimologia incerta, forse mediterranea come il gr. nēsìs, è di area it., fr. (île), prov. (iscla) e catal. (ilia)» [Carlo Battisti-Giovanni Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, G. Barbèra Editore, III v., 1968, p. 2111]. L’appunto su Badolato, ripreso dal libro di Montuoro, paese più volte citato nelle pagine successive, se da una parte gratifica i suoi concittadini, che forse ignorano l’episodio, o ne hanno una vaga conoscenza, dall’altra pone il grosso problema dell’utilizzo della storia locale, considerata da molti non sempre attendibile. Scevro dal dover alimentare una discussione metodologica, che avrebbe esiti contrastanti, mi preme solo sottolineare che Montuoro sa ben definire le questioni esaminate. Difficilmente esprime giudizi vincolanti, ma riporta, per lo più, quelli degli altri, attinti dalle fonti medievali, o dai testi correnti, lasciando al lettore la possibilità di farsi una sua interpretazione. Tutto è accompagnato da note di riferimento, che testimoniano la veridicità dei fatti raccontati, come, tanto per fare un esempio, il capitolo del Chronica Trium Tabernarum, dove si delinea, con una certa chiarezza, la nascita della città di Catanzaro. Michele De Luca |