Data: 31/12/2023 - Anno: 29 - Numero: 3 - Pagina: 23 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
Letture: 697
AUTORE: Silvestro Bressi (Altri articoli dell'autore)
I “NGIURΔ (L’amico instancabile ricercatore Silvestro Bressi continua a mandarci da Catanzaro no tizie riguardanti Badolato e dintorni, più o meno importanti ma sempre interessanti, od origi nali, o talvolta curiose. Questa volta, trovandoci a discorrere per telefono dell’uso non ancora del tutto scomparso del soprannome, detto comunemente “giuria” (in Badolato di famiglia ne abbiamo trovato 549), ha promesso di mandarci un suo contributo sui soprannomi degli abi tanti di alcuni paesi della nostra provincia. Ed eccolo il su scritto. Con cui si amplia quanto già di nostra conoscenza, anche per merito dell’altro amico e collaboratore Michele De Luca che sull’argomento ha scritto un bel libretto.) Affibbiare ingiurie agli abitanti dei paesi vicini è un’antica consuetudine che evidenzia la smisurata fantasia e la buona dose d’ironia del “tribunale popolare”, ispirato da difetti, abitu dini o avvenimenti. Ricordiamo che i Catanzaresi del centro erano detti cajèddhi ossia persone trasandate, quelli della Marina caca praia, quelli di Sant’Elia ciampa rizzi. Gli abitanti di Squillace nega debiti o trafaccèri, quelli di Guardavalle gozzùsi, quelli di Isca annigricàti, quelli di Badolato panzalònga, pignatàri quelli di Sant’Andrea, criveddhàri quelli di Montepaone, patatàri quel li di Decollatura, gariddhùsi quelli di Fossato Serralta. I cirifarcòti erano detti piedi luordi o ciciunàti, ossia nati dal “ciciu”, l’organo maschile di un nobile locale che era solito abusare delle sue compaesane. Dei ghjègghi, abitanti di Caraffa e degli altri centri arabesche, si usava dire “si vidi nu ghjègghiu e nu lupu, spara ’u ghjègghiu e lassa jìra u lupu”. Ci fermiamo qui ma l’elenco sarebbe ancora lungo! Ancora oggi alcuni di tali pungenti nomignoli e blasoni popolari continuano a essere utiliz zati ma solo per puro scherno campanilistico. A proposito degli annigricàti di Isca a Catanzaro era diffuso il detto: jìvi a Isca, vui lu sapìti, esta ’u paìsa de l’annigricàti, stitti tri jorni e morivi de sita ppe nomma tornu ccu i denti arruggiàti. Il simpatico detto che ricorda l’acqua ferruginosa che scorreva dalle otto sorgenti esistenti a Isca sullo Ionio che causava macchie di colore nero sullo smalto dentale. Tale acqua, con alto contenuto di ferro, era particolarmente indicata per lattanti, adolescenti e donne in gravidanza, e oggi aggiungeremmo, per i vegetariani. Silvestro Bressi |