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Data: 30/09/2004 - Anno: 10 - Numero: 3 - Pagina: 13 - INDIETRO - INDICE - AVANTI

Nella Chiesa di San Domenico un omaggio a Vito Teti

Letture: 1011               AUTORE: Viviana Santoro (Altri articoli dell'autore)        

(Un altro Convegno, quello del 5 agosto a Badolato, che ci fa veramente lieti, e ci autorizza ancora una volta ad essere orgogliosi delle nostre scelte. A fortemente motivarci non sapremmo esattamente se questo nostro vecchio borgo, enormemente ricco di “senso dei luoghi”, o il notevole spessore del libro in cui esso ha una parte tutt’altro che trascurabile, o la forte personalità del suo autore, Vito Teti, al quale ci lega un fraterno affetto, squisitamente coniugato alla condivisione di intenti e di impegno per la nostra comune terra, per la nostra comune civiltà, per le nostre comuni radici. Ma certamente ci hanno stimolato tutt’e tre le cose insieme, non facilmente scindibili.
Ancora una volta per noi un atto dovuto, perché sentito, perché scaturente dalle fondanti caratteristiche del nostro stesso essere, quali singoli e quali elementi di un’Associazione nata e fin qui cresciuta per esprimere e partecipare solamente in positivo.
Siamo ancor lieti perché a partecipare l’evento culturale ai nostri lettori è l’amica giornalista Viviana Santoro, che ringraziamo ancora per aver dato risposta positiva alla nostra richiesta, ed anche per averci offerto più che un resosconto, dando al suo lavoro il taglio che noi prediligiamo, in uno stile equilibrato, esauriente e conciso che non è di chiunque usa la penna per scrivere.)

Nella Chiesa di San Domenico un omaggio a Vito Teti

La Chiesa di San Domenico, imponente emblema di uno splendore tanto antico quanto bisognoso di restauro, ha ospitato il convegno organizzato in agosto da “La Radice” in omaggio ad un intellettuale calabrese che sta contribuendo alla conoscenza della nostra variegata realtà con i suoi studi e le sue pubblicazioni: Vito Teti, docente di Etnologia all’Unical e direttore del Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo, autore de “Il senso dei luoghi - Paesi abbandonati di Calabria” (Ed.Donzelli).
Un convegno che, come tutti quelli voluti dal prof. Vincenzo Squillacioti, presidente de “La Radice”, ha lasciato il segno per l’efficacia degli interventi e la professionalità dei relatori, ma soprattutto per l’atmosfera di attento interesse che si respirava tra il numeroso pubblico.
“Un omaggio a Badolato ed al nostro conterraneo Vito Teti che nel suo libro dimostra di amare il nostro paese, dedicandogli un intero capitolo -ha affermato il prof. Squillacioti nel suo intervento di saluto- nel quale esso assurge a simbolo di tutti quei paesi calabresi abbandonati e “costretti” a far nascere il loro “doppio” sulla costa, paese dell’emigrazione e dell’accoglienza”.
L’incontro è stato sapientemente coordinato dal giornalista Totò Piperata, che ha sottolineato l’impegno lodevole dello studioso calabrese nel settore etno antropologico ed il suo contributo alla conoscenza del vero volto della Calabria.
Un excursus sulla storia dei tanti centri dell’entroterra calabrese è stato fatto dallo storico Ulderico Nisticò, che, prendendo spunto dall’opera di Teti, ne ha ricordato le origini, le dominazioni, l’antica autosufficienza, i sistemi di difesa, l’impianto urbanistico e poi il loro trasferimento quasi sempre “forzato” sulla costa, là dove la caratteristica che oggi li accomuna è l’assoluta mancanza di un’identità.
L’opera di Vito Teti, ha detto Nisticò, copre una lacuna nelle conoscenze di quei tanti paesi, anche dell’area grecanica, che sono stati abbandonati, per case comode e tutte uguali, in marina, ma che non vogliono morire: Badolato, Africo, Amendolea, Roghudi, Savelli, Pentadattilo, Gallicianò, suggestivi nella loro immobile bellezza.
Questa sorta di diario di viaggio che è “Il senso dei luoghi”, ha continuato Nisticò, arricchisce noi calabresi per primi, perché, senza cadere nell’enfasi e nella retorica della nostalgia, ci presenta territori noti ma anche ignoti la cui storia è la parte più autentica della storia della Calabria tutta.
Nei particolari del libro è poi entrata Francesca Viscone, giornalista e scrittrice di madre badolatese, che ha definito Badolato sua “vera patria”, luogo della memoria e del ricordo ed ha parlato della “scrittura forte” di Teti, che senza enfasi ed ostentazioni è capace di dare emozioni altrettanto forti.
570 pagine, arricchite da centinaia di immagini in bianco e nero, per narrare con occhio critico la Calabria, ha detto la giornalista, quella dei paesi abbandonati o ricostruiti, dei ruderi che la logica perversa del cemento abbatte senza pietà, dei contadini, degli emigranti, degli intellettuali delle processioni, del desiderio di continuare a vivere dei piccoli centri.
Un romanzo, l’ha definito la Viscone, fatto di realtà ed utopia, dove l’utopia serve per ricostruire memoria storica e con essa identità perduta, un romanzo d’amore grande di chi “si sente viandante e pellegrino, ma anche abitante fedele”.
“Ho scritto della Calabria che non deve e non vuole morire -ha spiegato l’autore- la Calabria con le sue contraddizioni ed i suoi problemi, la Calabria che deve imparare a parlare bene dei calabresi, la terra con i suoi gravi problemi, che ha bisogno di ricostruire la sua identità perduta”.
Vito Teti ha parlato delle tante Calabrie dove i ruderi devono “tornare a vivere”, affinché la nostra storia possa essere ritrovata: un libro d’amore ed un libro politico insieme, poiché fa riflettere sui mille volti di una terra da dove si fugge ed alla quale si torna, secondo un costume millenario di spostamenti e migrazioni.
Un evento culturale significativo, quindi, questo che “La Radice” ha offerto ai badolatesi ed alla gente venuta da tutto il comprensorio, a dimostrazione di come la cultura può aggregare e far crescere senza annoiare.
Il dibattito che ne è seguito lo ha dimostrato in pieno: i consensi ed una nota di dissenso nei confronti della posizione degli intelletuali calabresi hanno contribuito ad arricchire la serata.



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