Data: 30/09/2005 - Anno: 11 - Numero: 3 - Pagina: 36 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Fausto Marcone (Altri articoli dell'autore)
(Il professore Marcone, abruzzese di nascita ma residente a Milano, dove insegna agli Istituti superiori, a Badolato quasi di casa, giacch da tanti anni qui da noi con la famiglia per le vacanze estive. Poich assiduo frequentatore della nostra Biblioteca Comunale, come gli altri suoi familiari, abbiamo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo per alcune sue particolari doti, quali la semplicit, lassoluta assenza di invadenza nei rapporti con la gente, lacutezza dellanalisi e la capacit comunicativa. Gli abbiamo chiesto un suo giudizio su Badolato, ed egli ci ha voluto accontentare: leggiamolo.)
Io non sono di Badolato! Questo non ha nessuna importanza e poi forse non vero. Ma io sono arrivato dopo! Questo non significa che sei senza colpa. Insomma non potete condannarmi! E invece s. Limmagine sembra svanire e la luce del mattino filtra ormai dalle tapparelle, ma la linea di confine tra sogno e realt non ancora stabile e la mente continua a mescolare le due visioni, quella del sogno e quella del presente di veglia appena arrivato. Poi lentamente la realt prende il sopravvento e con essa il pensiero razionale. Da dove nato il sogno? certamente nato dal racconto sui pescheti di Badolato, scomparsi, racconto che nel sogno mi ha precipitato in una scena di un film di A. Kurosawa, nel quale un bambino viene processato dagli spiriti di un pescheto che stato distrutto. Scendevano gi, fino alla marina, i pescheti di Badolato e nelle fioritura era unesplosione di rosa, una gentilezza della terra al cielo, donata agli uomini, curvi sotto una fatica antica di secoli e secoli. E il profumo dei vagoni e vagoni, che dalla stazione partivano carichi di pesche, vinceva sullodore acre della ferrovia, dando il primo avviso del saporoso succo dellestate. C uno spirito del luogo, anzi pi di uno, e tra loro discutono e fanno quel luogo. Quando quel luogo viene distrutto, aggressivamente, questi spiriti vengono scacciati e costretti a errare sulla terra e nelluniverso, senza pace. Abitano, a volte, polemicamente i sogni. Quando mi hanno raccontato dei pescheti, ho capito cosera quel soffio di gentilezza che ancora sale dagli uomini e dalle donne di Badolato, dietro quel parlare concitato, fatto di silenzi lacerati improvvisamente da parole vivaci e aspirate, dietro quel colore scuro di occhi, dietro quelle mani rigide dalla fatica. Era quella sradicata dolcezza, non del tutto passata, ma che scomparir definitivamente quando morir lultimo uomo che li ricorda. Anche i luoghi muoiono due volte, quando vengono distrutti e una seconda volta quando muore lultimo uomo che li ricorda. Nei miei brevi soggiorni a Badolato parlo con i badolatesi che la mia vacanza mi fa avvicinare. Mi fanno domande e io faccio loro domande, com nelleterno commercio degli uomini. Le loro sono sicuramente pi discrete, io cerco molto i loro racconti, i loro ricordi e forse sono pi importuno nei confronti della loro terra. Ma a che vale conoscere un uomo se non si conosce la sua terra? Ogni volta mi accorgo che le loro risposte valgono di pi, perch presso di loro c unidentit da conoscere, mentre la mia, la mia condizione di abitante di una metropoli, di milanese, non pi unidentit, un essere anonimo sballottato dalle correnti malsane della grande citt. I miei amici e conoscenti di Badolato hanno invece ancora unidentit, e forte, anche se parlano di Internet e sanno navigare bene in esso. E questo loro carattere mi conforta: non c solo il mare o le montagne di lontano, il paesaggio, che ancora integro, integro anche il paesaggio umano, nonostante i corrugamenti, le asprezze o le dolcezze che un paesaggio umano pu avere. Sento a volte nella loro voce o in chiare parole il desiderio di altro o di un altrove e la mia senilit mi fa scuotere la testa. Poi mi dico che tutti hanno diritto di desiderare e di fare, come stato anche per me. Cos come, a volte, mi sembra di vedere chiaramente le due anime di Badolato. Una pi antica, alta, arroccata su un costone, chiusa a pugno, laltra marina, pi nuova, che vede il mare, ma attaccata alla strada. La mia speranza che questa non dimentichi laltra, perch questo luogo continui ad avere significato. |