Data: 31/12/2023 - Anno: 29 - Numero: 3 - Pagina: 31 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
UN ANTICO BUSSOLOTTO PER INDIVIDUARE 31 LE ANIME DEL PURGATORIO PIÙ BISOGNOSE DI SUFFRAGI |
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AUTORE: Antonio Iannicelli (Altri articoli dell'autore)
Nelle Preserre dell’Appennino calabrese si trova la cittadina di Chiaravalle Centrale con uno degli 80 conventi dei Cappuccini, di origine assai remota. Secondo uno studioso dell’Or dine esso parrebbe fondato intorno alla metà del 1500 e contava, originariamente, 17 celle allestite secondo la povera forma cappuccina. Dopo la soppressione napoleonica il convento venne riattivato nel 1846 ma, colpito nuovamente dalla soppressione del 1860, fu riaperto definitivamente solo nel 1880 dietro pressione del popolo1. In questo convento - da me visitato recentemente - i religiosi che lo occupano seguono una particolare “regola” per pregare le Anime del Purgatorio. Si sa, come nella cultura tradizionale dei credenti il rapporto mai interrotto tra vivi e morti contempla il suffragio a favore delle anime dei trapassati. Una delle occupazioni /preoccupazioni dei credenti laici a favore delle anime dei defunti è quella di far celebrare in loro suffragio Sante Messe in occasione di ricor renze che riguardano il de cuius (onomastico, compleanno, anniversario), mentre gli apparte nenti alle comunità religiose seguono precisi doveri comportamentali impartiti dalla Regola dell’Ordine. Un rapporto profondo e viscerale, perciò, lega, seconda la credenza popolare, i morti alla vita; quei morti che soffrono e tribolano in Purgatorio con i vivi che patiscono in ter ra. In relazione a tale considerazione, sempre attuale, “i morti non muoiono, vivono un tempo oltre la vita, un limite invalicabile ma trasparente, attraverso il quale ricevere e dare aiuto”. Tra la Chiesa militante (i cristiani ancora in vita nel mondo), la Chiesa purgante (le anime dei trapassati in attesa nel Purgatorio) e la Chiesa trionfante (i beati del Paradiso) intercorre un rapporto spirituale vivo e vero, nel quale è eminente il concetto di solidarietà più perfetta, in virtù della quale, il cristiano vivente può aiutare i morti e lodare i Beati; i Beati lodano Dio e aiutano i vivi ed i morti; i morti sono in comunione con gli uni e con gli altri. Con la mia visita, in questo luogo, vengo a conoscenza che esiste una casistica delle moti vazioni per le quali le anime si trovano in Purgatorio e conseguentemente dei loro bisogni di perpetui suffragi. Perciò per non “scontentare” nessuna di queste anime, i padri cappuccini del convento di Chiaravalle Centrale hanno da tempo adottato una peculiare procedura per indiriz zare le loro preghiere. Hanno scelto un bussolotto per individuare le anime più bisognose. Su un percorso obbligato, utilizzato giornalmente dai religiosi - e precisamente su un pianerottolo che dalle celle dei frati porta in chiesa - si trova collocata un’allegoria della morte: un soggetto con abiti ottocenteschi metà scheletro e metà umano, recante nel basso un sonetto sulla brevità della vita; opera molto probabile di un religioso del convento che nel 1884 si firmava con lo pseudonimo di Peppino del Processo. L’allegoria, collocata su questo percorso obbligato, induce i frati a riflettere sulla brevità della vita e sostituisce la chiamata che un tempo si faceva in diversi conventi bussando alle cellette con la frase: “Fratello, ricordati che devi morire!”. Era questo un modo di invitare i religiosi a non perdere tempo in cose effimere, quali pensare alla ricchezza terrena, portare danno agli altri esseri umani, essere prigioniero o vittima di passioni varie, e, soprattutto invi tarli a non perdere tempo per la cura e la rinascita dello spirito mirando attraverso la ricerca di se stessi ad incontrare l’amore di Dio. Da quanto ri ferisce il mio caro amico P. Aldo Mer curio che nel 1953 venne ammesso in detto convento come novizio, la rappresentazione allegorica morte a quel tempo si trovava già espo sta in quel preciso luogo. Nell’osser vare il quadretto la mia curiosità è stata colpita da un particolare oggetto in legno collocato nei pressi, una spe cie di bussolotto recante l’incisione alfa e omega, ini zio e fine, e due aperture atte a rice vere l’inserimen to di una mano e contenenti i tondi ni dei numeri del la tombola. Sopra questo “mobilet to”, incorniciato a mo’ di quadretto sono elencati le 90 condizioni riguar danti le Anime del Purgatorio e co stituenti il Modo breve e facile per suffragare le Ani me Sante del Pur gatorio. Le posizioni sono tante quanti i numeri inseriti nel bussolotto. Il re ligioso nel portarsi in chiesa inserisce la mano nella prima apertura, preleva un numero, legge nel quadretto a quali anime deve indiriz zare le sue preghiere giornaliere e poi ri pone il numero nella seconda apertura del bussolotto. Quando i numeri nella prima apertura si esauri scono, la procedura si inverte: si preleva il numero dalla se conda apertura, per ché ricolma, e dopo aver letto la formula devozionale si rila scia il tondino nella prima Tra le anime elencate si trovano quelle che più direttamente possono interessare il religioso come: quelle dei tuoi genitori e dei tuoi parenti, quelle che in vita ti fecero del bene, quelle che ti fecero del bene e che tu hai abbandonato; quelle che rivestono interesse più generale e che riguardano la collettività dei cristiani come: quelle che amarono poco Dio, quelle che ascolta rono Messa con poca devozione, e soprattutto ci sono quelle che la Regola, fondata sulla Carità, Fratellanza e Perdono impongono di pregare come: le anime che ti fecero del male, quelle che tardano a perdonare gli offensori. Una modalità di preghiera, quella dei Cappuccini, che rende i religiosi meno condizionati dalla scelta a chi indirizzarla. Un modo che in sostanza libera il religioso da scelte individuali e da “simpatie personali” ma che viceversa lo mantiene vincolato alla Regola dell’Ordine che oltre alla Misericordia, alla Fratellanza e alla Carità vuole e richiede soprattutto il Perdono anche nei confronti di chi non c’è più.
Sonetto Ferma il piè dove vai? Guardami alquanto, / Se vuoi saper quel che io mi stia: Fui come te formato in simetria, / Ed ebbi in vita di bellezze il vanto Or vedi come sono spolpato e Franto, / Dal tempo avaro e dalla Parca ria; Fu sogno e vanità la vita mia / Nacqui piangendo e fui sepolto in pianto! Poiché l’alma spirai dolente e lasso / Mi parve quanto vissi una breve ora, Or sono nuda ombra e giaccio in freddo sasso. Che val beltà che tanto il mondo adora? / Passa in un punto ogni diletto e spasso: Onde come io sono sarai tu ancora. Chiaravalle Centrale 1884 Peppino del Processo |